L’urna di Nyon dei gruppi di Europa League 2020 è stata per i tifosi romanisti all’insegna dell’amarcord. Nel girone A della seconda competizione continentale la squadra di Fonseca è stata inserita, oltre che con gli svizzeri dello Young Boys (sfida inedita), con i rumeni del Cluji (affrontati in Champions League nel 2009) e con i bulgari del Cska Sofia (due precedenti: in Coppa Campioni nel 1983 e in Europa League nel 2010).
«Grazie, Perrotta!»
I più attenti ricorderanno della trasferta in Bulgaria di dieci anni fa la maglia nera indossata dall’undici allenato da mister Ranieri, un’agevole vittoria della Roma per 3 a 0, la doppietta di Cerci nonché la rete del giovane Filippo Scardina. Quest’ultimo è il classico “re per una notte” di cui è piena la storia del calcio: giocatori che assaporano una gloria estemporanea per poi tornare nell’oblio dei palcoscenici più importanti.
Forte di una qualificazione già archiviata, l’allenatore di San Saba decide di portare a Sofia, per l’ultima e ininfluente partita del girone eliminatorio, un paio di elementi del settore giovanile. Nel secondo tempo, a vittoria ormai messa in ghiacciaia, i due vengono mandati in campo: l’ala Pettinari prese il posto del mattatore Cerci, mentre il centravanti Scardina subentrò ad Okaka.
Classe ‘92, Scardina impiega appena otto minuti per farsi conoscere: assist di un generoso Simone Perrotta e gol del gioiello romanista. A fine partita, un giubileo di emozioni: «Grazie, Perrotta! Con quel passaggio mi ha permesso di vivere un’emozione che non dimenticherò mai». In effetti, quella marcatura resterà l’unico acuto di Scardina non solo in maglia giallorossa, ma in generale nel calcio che conta. Il girovagare negli anni in Serie C, ha portato l’attaccante romano ad accasarsi nell’estate 2020 alla Pergolettese.
Per le scommesse Europa League, Arsenal e Tottenham favorite per la vittoria finale. La Roma si gioca @19!
De Sousa, protagonista letterario
Da una riva all’altra del Tevere, sempre a proposito di centravanti, ha vissuto un’esperienza simile Claudio De Sousa. Papà angolano e mamma marchigiana, centravanti in grado di giocare anche come esterno d’attacco, cresce nelle giovanili della Lodigiani, e fa parte di un'operazione di mercato con la quale la Lazio si assicura due baby fenomeni: Claudio, appunto, ed il portiere Alessio De Angelis.
Nel 2004, a 19 anni, esordisce in Serie A contro il Milan. Alla seconda presenza, all’Olimpico contro il Messina, De Sousa realizza la rete del definitivo 2 a 0. mandando sotto al sette un pallone servito da Goran Pandev. Per il giovane cresciuto nella periferia romana è il coronamento di un sogno. A fine partita l’idolo della tifoseria laziale, Paolo Di Canio, lo prende sotto braccio e lo accompagna sotto la Nord a raccogliere la meritata ovazione.
Anche per De Sousa, però, la consacrazione con la squadra da cui è partito non avverrà mai. Va in prestito al Torino, in Serie B, dove colleziona poche presenze (segnando anche un gol), poi un lungo viaggio prima in B, poi in C, a causa anche di una grave e sfortunata lesione ad un piede. Oggi milita nell’Ostia Mare, in Serie D. L’ex promessa del vivaio laziale è anche il protagonista del romanzo “Sul ciglio del dirupo”, di Emiliano Reali, che ne racconta le iniziali difficoltà d’integrazione e poi la sua affermazione come uomo.
Derby indimenticabile
Un romanzo ma distopico, per i tifosi dell’Inter, è la sconfitta per 6 a 0 in un derby contro il Milan datata 11 maggio 2001. Eroe di quella mattanza rossonera ai danni dei cugini è un certo Gianni Comandini. Cresciuto nel fiorente settore giovanile del Cesena, l’attaccante classe ‘77 arriva a Milanello nell’estate del 2000, prelevato per l’importante cifra di 20 miliardi dal Vicenza, con cui ha ben figurato siglando 20 reti su 34 presenze.
In una stagione piuttosto anonima per i Diavoli, Comandini resta all’ombra di campioni come Shevchenko e Bierhoff, ma anche del primo rincalzo d’attacco, lo spagnolo José Mari. Il centravanti romagnolo riesce però a ritagliarsi un posto nel cuore dei tifosi milanisti grazie a quella indimenticabile doppietta all’Inter: il primo nella storia a segnare due gol nel suo esordio in un derby.
A fine stagione passa all’Atalanta per 30 miliardi (esborso che la società bergamasca non aveva mai fatto prima per un calciatore), ma non riesce a sfondare. Comandini si ritira a soli 28 anni, dopo aver vestito la maglia rossoverde della Ternana. Oggi fa il dj.
Da San Siro a Mapello
A proposito di musica, una traccia romantica sarebbe il sottofondo ideale per descrivere l’esordio in Serie A di Nello Russo. Attaccante nato nell’hinterland milanese, viene lanciato 18enne da mister Lippi in un pomeriggio del dicembre 1999 che vede, nel tempio di San Siro, i nerazzurri ospitare l’Udinese. Nei minuti finali, grazie a un assist involontario di Christian Vieri, Russo deposita in rete sigillando il risultato sul 3 a 0.
L’esultanza è eloquente: sguardo verso la porta per verificare che la palla abbia davvero varcato la linea e poi mani tra i capelli e sul volto, quasi a non crederci, forse ad asciugare qualche lacrima. La storia di Nello Russo in Serie A, già accennata su questo blog, è tutta racchiusa in questo gesto d’emozione, non c’è nient’altro. Nel 2014 ha appeso gli scarpini al chiodo, dopo aver concluso la carriera con i dilettanti del MapelloBonate.
*Il testo dell'articolo è di Federico Cenci. L'immagine di apertura, distribuita da AP Photo, è di Anton Uzunov.