Lo sport mondiale, in generale, e il calcio, in particolare, sono fermi a causa dell'emergenza sanitaria. La FIGC, la FIFA e l'UEFA si interrogano quotidianamente sul se e quando sarà possibile riprendere l’attività calcistica, per dare almeno conclusione alla stagione in corso. Con lo slittamento di Euro 2020 all’anno successivo, c’è da capire se i campionati nazionali e le competizioni continentali potranno riprendere ed emettere i loro verdetti, o andranno annullate le varie competizioni con conseguente decisione da prendere sulla prossima stagione.
Il Professor Angelo Pavia, nonostante abbia da poco compiuto trent’anni, ha maturato una pluriennale esperienza internazionale come preparatore atletico: dopo 5 anni come responsabile atletico del settore giovanile della Lazio, ha lavorato nello staff della nazionale maggiore del Bangladesh nelle qualificazioni ai Mondiali di Russia 2018; da ottobre 2017, dopo una parentesi di due mesi nel massimo campionato dell’Oman con l’Al Oroubah Sporting Club, lavora con la nazionali di calcio a 5 della Cina.
Lo abbiamo intervistato in esclusiva per il blog italiano di 888sport, per parlare con lui dell’impatto della sosta e del coronavirus sulla preparazione atletica nel calcio professionistico e sulla ripresa dell’attività.
Il lungo stop ai campionati è un evento a dir poco anomalo. Tu che sei un preparatore atletico di lunga esperienza e fama internazionale, cosa pensi di questo momento così strano per i calciatori?
“Per iniziare, farei subito un distinguo. In questo preciso momento storico farei un'analisi più generica su quello che sta accadendo, senza differenziazione tra sportivi/calciatori e società civile. È un problema enorme, globale, di difficile soluzione che purtroppo coinvolge tutti allo stesso modo. Ognuno deve cercare di trovare il proprio equilibrio e portare avanti i propri compiti senza danneggiare la propria salute e quella altrui.
Seguendo questa analisi, anche i calciatori devono essere bravi a spogliarsi degli abiti che indossano tutti i giorni e uniformarsi alla contingenza. Il tutto, però, con un occhio sempre vigile sulla possibile ripresa dell'attività agonistica”.
Credi all'allenamento casalingo dei calciatori in questo periodo? Se sì, che tipologia di allenamento possono svolgere?
“Certo, ci credo fortemente. In prima istanza, perché dimostra un forte senso di professionalità e attaccamento alla causa. In seconda, perché devono mantenere il più alto livello di condizione fisica possibile perché, come detto anche prima, devono essere pronti in qualsiasi momento qualora tutto tornasse a regime. Per gli sportivi di alto livello reperire attrezzature adeguate non dovrebbe essere un problema. Sono fiducioso che quindi possano svolgere un ottimo lavoro in sinergia con lo staff tecnico e lo staff medico.
Non mi aspetto miglioramenti di condizione da parte dei calciatori, sarebbe impossibile, quello che però si può fare è lavorare per mantenere il più possibile stabile la propria condizione e migliorare alcune capacità come la mobilità articolare e la propriocezione che molto spesso, per questioni di tempo, vengono messi in secondo piano”.
Cosa pensi del ventilato rischio di molti infortuni alla ripresa?
“Penso che anche questo aspetto vada analizzato più nel dettaglio. Questo stop forzato ha sicuramente azzerato quanto è stato fatto fino a ora e le relative programmazioni.
Quando riprenderanno gli allenamenti, per i calciatori sarà come affrontare nuovamente una pre-season con tutti i rischi e benefici che un periodo del genere comporta. Penso che il ragguardevole rischio infortuni dipenda dalla quantità di partite ravvicinate, e i relativi spostamenti, che i calciatori si troveranno ad affrontare. Questo a mio avviso sarà sicuramente il pericolo più grande. A tal proposito, sono molto curioso di quando e come verranno stilati i nuovi calendari”.
C'è poi il tema dei calciatori positivi. Sicuramente dopo la quarantena saranno più debilitati di altri. La ripresa agonistica di un positivo sarà molto più lunga di uno che non ha mai contratto il virus?
“Questo è un tema molto delicato. Non vorrei sbilanciarmi in previsioni che, ancora oggi, i più grandi virologi e medici fanno fatica a fare. Leggendo le varie notizie e i giornali mi sembra di capire che i ragazzi colpiti siano fortunatamente in buone condizioni. Sono sicuro che tutti gli staff medici diano loro la giusta assistenza. Così come sono sicuro che, quando avranno il via libera per ricominciare l'attività, saranno in grado di seguire e svolgere i compiti che il preparatore fornirà loro. Da questo punto di vista, se posso permettermi, sono molto ottimista”.
Al via libera per la ripresa degli allenamenti, quale sarà un tempo congruo di allenamento in campo da concedere ai giocatori prima della ripresa delle partite?
“In una condizione ideale, quasi utopica, spero che venga concesso un preavviso di almeno trenta giorni prima della ripresa delle gare ufficiali. Questo lasso di tempo permetterebbe di dilazionare i carichi e svolgere un buon lavoro, condizionando gli atleti e riducendo il più possibile il rischio infortuni. Purtroppo penso che questa eventualità non possa essere praticata per ovvi motivi “.
In Cina come stanno affrontando la problematica relativa al calcio e allo sport in genere, per la ripresa?
“Questa è una bella domanda. Per quello che posso dire, la parte sportiva è stata messa subito in secondo piano appena scoppiata l'emergenza. Avevano problemi molto più grandi da gestire, basti pensare al danno socio economico. Inutile soffermarsi sulla parte sanitaria perché, purtroppo è stata sotto gli occhi di tutti. Penso che questa sia stata una scelta corretta.
Sono sempre in contatto con tutti i ragazzi della Nazionale che alleno e con i manager della federazione cinese ma ancora oggi non abbiamo notizie certe per quanto riguarda la ripresa delle attività. Ci tengo a ringraziare per gli aggiornamenti costanti in loco il fisioterapista della prima squadra Shijiazhang Ever Bright F.C., militante nella massima serie cinese, Andrea Magini che quotidianamente condivide con me la maggior parte delle notizie sulla situazione attuale del calcio professionistico cinese.
Andrea, conoscendo il paese molto bene, è quasi convinto che, appena possibile, non esisteranno un attimo a dare il via libera alle principali attività sportive in tutta sicurezza. Lo sport per loro è un patrimonio importante da difendere, coltivare e ostentare. Tutte le città stanno tornando alla normalità. Questa è sicuramente una buona notizia”.
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Quali consigli ti sentiresti di dare a un calciatore professionista in questo momento?
“Forse il più banale di tutti. Continuare a fare il calciatore, a 360 gradi. Partendo dall'allenamento, come abbiamo detto anche prima, lavorando per mantenere il più possibile la propria condizione e insistendo su esercizi di mobilità dinamica attiva e lavori di propriocezione, balance e posturali. Passando ad un’alimentazione ipocalorica e, per finire, concedersi ore di sonno adeguate, minimo 8 ore al giorno. Non possono permettersi di trascurare questi aspetti, altrimenti alla ripresa pagheranno un conto salato”.
Ultima domanda: la quarantena può incidere sull'aspetto psicologico di un atleta?
“Sì, decisamente. È l'aspetto più delicato e penso che sia quello che poi, perlomeno nella prima fase della ripresa, farà la differenza. Tanti fattori si intersecano in questo momento.
La preoccupazione della salute propria e quella dei familiari, l'incertezza sulla data della ripresa, un nuovo stile di vita, un flusso di notizie incessante, condizioni di allenamento nuove, spesso solitudine forzata. In tutto questo è enormemente difficile rimanere concentrati su se stessi, il proprio lavoro e i propri obiettivi ma come in quasi tutte le sfide che ti si presentano, indipendentemente dalla situazione, puoi sempre decidere come stare. Essere psicologicamente forti aiuterà molto. Lavorare su questo aspetto potrebbe essere determinante. Chi riuscirà a farlo sarà sicuramente un gradino sopra agli altri”.