Sembra ieri, ma sono passati già trent’anni dall’ultima volta che il Liverpool si è laureato campione d’Inghilterra. La formazione guidata da Kenny Dalglish conquistò il suo diciottesimo titolo in quella che ancora si chiamava First Division, visto che la Premier League nel formato tutt’ora in vigore è nata nel 1992, con 79 punti, davanti all’Aston Villa con 70 e al Tottenham del capocannoniere Lineker con 63.

Il giornalista Stefano Ravaglia è uno dei massimi esperti italiani sui Reds di Anfield, ai quali ha dedicato il libro “Lettere da Liverpool”, in uscita nella prossime settimane: lo abbiamo intervistato per farci raccontare di quella squadra, dei suoi uomini, e dell’Inghilterra che si affacciava agli anni Novanta, in esclusiva per il blog italiano di 888sport.

Ci racconti a grande linee com'era quella squadra che vinse il campionato nel 1990? 

“Sostanzialmente non era cambiata molto dalla stagione precedente, quella che sfociò in un finale amarissimo sportivamente e non. Il Liverpool aveva vinto la FA Cup ma perso il campionato nella leggendaria partita con l'Arsenal ad Anfield, e soprattutto aveva dovuto assistere al disastro di Hillsborough dove persero la vita 96 tifosi. Era sempre il Liverpool del grande ciclo anni Ottanta, condotto da Dalglish in panchina, che dopo l'Heysel aveva preso in mano il club al posto di Joe Fagan facendo l'allenatore-giocatore.

In quegli anni Liverpool era costantemente ai vertici dopo l'opera grandiosa di Shankly e Paisley nei decenni precedenti: con l'esclusione delle coppe dopo i fatti di Bruxelles, nelle competizioni nazionali era una battaglia molto spesso con l'Everton, contro il quale vinse proprio quella FA Cup nel 1989”.

Quali furono le mosse sul mercato e le scelte dell'allenatore che portarono a una stagione vincente?

“Sul mercato il movimento più importante fu in uscita, con il passaggio di John Aldridge in Spagna, al Real Sociedad dopo soli due anni in rosso. Era poi arrivato un difensore svedese che si era messo in luce nel Goteborg con Eriksson (aveva vinto la Uefa nel 1982), si chiamava Glenn Hysen e veniva dall'Italia, dalla Fiorentina. Fu un buon innesto. Per il resto, sempre Grobbelaar tra i pali, Ronnie Whelan e la sua tecnica in mezzo al campo, e davanti un John Barnes ispiratissimo insieme a Rush, tornato dalla Juventus già la stagione precedente. John Aldrige era venuto proprio al suo posto due anni prima”.

Kenny Dalglish, una leggenda per Liverpool: ci puoi fare un suo breve ritratto come allenatore e raccontarci quale fu il suo ruolo in quella vittoria?

“Era uno scozzese di grande temperamento e di grande qualità. Diceva sempre che nella sua vita voleva cambiare solo due cose: Heysel e Hillsborough. Aveva dovuto ingoiare due bocconi molto amari in pochi anni, così come tutto il mondo Liverpool. Pensate che aveva sostenuto un provino già quando c'era Shankly: fu scartato, tra l'ira dell'allenatore che non aveva deciso in prima persona. Veniva dalla periferia di Glasgow, zona portuale, un po' come Alex Ferguson.

Era un attaccante opportunista, e da manager fu la naturale prosecuzione di una dinastia: Shankly, Pasley, Fagan, erano già tutti nello staff del club. E infatti lui pretese che restassero due di quei collaboratori, Roy Evans e Ronnie Moran. La cosiddetta "Boot room", la stanza degli scarpini, dal nome del luogo spartano dove tutti questi membri dello stato maggiore del club si riunivano”.

Liverpool: che città era nel 1990?

“Margareth Thatcher sarebbe uscita da Downing Street quell'anno, dopo undici anni da primo ministro. Liverpool l'ha letteralmente odiata. La città è da sempre tradizionalmente rossa e aveva avuto una crisi molto grave in quegli anni, un po' come in quasi tutta l'Inghilterra. Essendo una città di porto, ne risentì ulteriormente con disoccupazione e violenze, un humus che contribuì all'inclinazione violenta degli hooligans di quegli anni. Ed inoltre era stata offesa e ferita dalle speculazioni su Hillsborough, con notizie e accuse totalmente infondate”.

Scommetti sulla Premier League con le quote calcio di 888sport.it!

Secondo te, chi sono stati i giocatori chiave?

“Uno su tutti, John Barnes, diventato un simbolo del club. Giamaicano che era arrivato dal Watford, quell'anno fra lui e Rush misero insieme 54 reti in campionato. Un altro ruolo importante lo ebbe Peter Beardsley, almeno fin quando non si infortunò nel finale di stagione saltando 7 partite”. 

Le partite più belle di quella stagione del Liverpool? 

“Salta all'occhio il 9-0 al Crystal Palace del 12 settembre, una vittoria record. Fu anche la partita dell'ultimo gol di Aldridge prima di andarsene al Real Sociedad. Era un Liverpool che segnava molti gol: 5-2 al Chelsea in dicembre, 8-0 anche in Coppa di Lega allo Swansea. Le ultime partite di quella cavalcate furono esaltanti, con il gran finale del 6-1 in casa del Coventry”. 

Quando il Liverpool capì che poteva vincere? Ci sono stati, invece, momenti difficili nella stagione?

“Se la prima parte di stagione fu un po' incerta, la seconda fece maturare una lotta serrata continua contro una sorprendente rivale: l'Aston Villa. Entrambe le sfide dirette erano finite in parità, e in marzo quando il Liverpool perse in casa del Tottenham i Villans erano davanti di tre punti. Da quel momento, proprio grazie al grande finale di stagione, il Liverpool innestò la quarta e portò a compimento il titolo”. 

Ultima domanda: sono passati trent'anni e il Liverpool, ormai quasi matematicamente, tornerà a vincere, quando riprenderanno i campionati. Sarà la sua prima Premier League nonostante sia la seconda squadra che ha più vittorie in campionato. Da grande esperto, perché i Reds hanno dovuto attendere tutto questo tempo, nonostante tanti successi in Europa, per tornare a dominare in patria?

“Credo sia dovuto proprio alla maggior vocazione internazionale del Liverpool, ma anche ad altri fattori. Subito dopo il titolo arrivò la gestione non positiva di Graeme Souness in panchina, poi il pasticcio del duopolio Houllier-Evans, quando era chiaro che sarebbe dovuto essere solo il manager francese a dover mettersi alla testa del club, come infatti avvenne.

Da quel momento il Liverpool ha ripreso la sua vocazione internazionale: dal 2001 al 2007 sono stati anni in cui è stata fatta incetta di trofei europei, pur con qualche coppa domestica. E in più dobbiamo metterci anche il grande ciclo dello United di Ferguson: proprio in quel 1990 il manager scozzese vinse il suo primo trofeo, la FA Cup, e iniziò un grande ciclo. E poi una bella dose di sfortuna, come nel 2014 con Brendan Rodgers in panchina e il titolo dello scorso anno perso per un solo punto”.

*L'immagine di apertura è di Foggia (AP Photo).

Scrittore e giornalista freelance, collabora regolarmente con il Corriere della Sera, con La Gazzetta dello Sport, con Extra Time, Rivista Undici, Guerin Sportivo e con varie testate internazionali come Four Four Two, Panenka e Tribal Football. Scrive per B-Magazine, la rivista ufficiale della Lega Serie B.