Crescere sognando di giocare a calcio. Entrare nel vivaio della propria squadra del cuore, solo per vedersi tagliare e finire a giocare tra i dilettanti. E poi tornare a casa, andarsene di nuovo, diventare un idolo in giro per il mondo, ma andarsene spesso da indesiderato. Segnare ovunque, giocare con i migliori e aiutarli a diventare grandi, ma senza ottenere quasi mai nulla per se stesso
Tutto questo e molto, moltissimo di più e Petrus Ferdinandus Johannes Van Hooijdonk: un nome da nobile olandese dei secoli andati, la storia di una vita difficile, calcisticamente e non.
Van Hooijdonk cresce a Welberg, a una quarantina di chilometri da Breda. Lì c’è il NAC, l’amore di una vita, la squadre del cuore di quel ragazzino riccioluto. Che col pallone ci sa fare e che ad appena 11 anni viene inserito nelle giovanili del club di cui è tifoso. Ma nonostante l’amore, il NAC non lo riesce a valorizzare. Lo fa giocare da esterno destro e quando a 14 anni ci sono da fare valutazioni, la sua è tremenda: non abbastanza forte. E dopo l’abbandono paterno, per Van Hooijdonk arriva anche quello calcistico.
Si parte dai dilettanti
Ma non è abbastanza per farlo smettere di sognare. Il giovane Pierre decide di tentare la scalata partendo dal calcio dilettantistico e soprattutto cambiando ruolo: diventa centravanti e fa la scelta che gli cambierà la carriera. A dargli fiducia è l’RBC Roosendaal, che in piena crisi finanziaria lancia il classe 1969 dal primo minuto ad appena vent’anni. I gol arrivano a grappoli, così come l’interesse delle grandi squadre olandesi.
Ma bastano tre lettere per convincere Van Hooijdonk di quale sarà il suo futuro: il NAC ha decisamente cambiato idea nei suoi confronti e lo riacquista per 400mila fiorini. Denaro speso benissimo, perché in capo a quattro anni i suoi gol (81) catapultano la squadra di Breda in Eredivisie e le permettono anche di ottenere uno splendido settimo posto in campionato.
Quanto basta perché anche dall’estero si accorgano del suo talento. A gennaio 1995 lo acquista il Celtic, sempre molto attento al mercato olandese. Il primo anno e mezzo è all’insegna dei gol, ma con un'unica soddisfazione di squadra, la Coppa di Scozia vinta con una sua rete. Nella stagione 1995/96 è capocannoniere del campionato, ma va a litigare con il presidente del club per un aumento non ricevuto.
Di conseguenza finisce sempre più spesso in panchina e, una volta ricevuto dal CT Hiddink la perentoria indicazione che senza un minutaggio consistente nel Celtic non avrebbe ricevuto la convocazione in nazionale, Van Hooijdonk va più a sud. A inizio 1997 diventa un calciatore del glorioso Nottingham Forest, ma non può impedire la retrocessione dei Garibaldi Reds. Quello che può fare (e lo farà benissimo) è riportare immediatamente il club in Premier League a suon di gol, guadagnandosi il pass per i 23 convocati di Hiddink per Francia ‘98.
Anche in riva al Trent, però, i rapporti con la dirigenza non vanno benissimo e, dopo un litigio per promesse di mercato non mantenute e il mancato inserimento nella lista dei trasferimenti, l’olandese entra in sciopero. È l’inizio della fine. Nonostante venga reinserito in squadra, non può impedire la seconda, prevedibile per le scommesse calcio, retrocessione in tre stagioni del Forest e anche i rapporti con i compagni vengono incrinati dallo scontro frontale con il club. L’unica soluzione è tornare a casa.
Un nuovo inizio
Non al NAC, ma pur sempre in Olanda, al Vitesse. Ma basta una stagione per attrarre di nuovo gli occhi delle big. Stavolta è il turno del Benfica, dove resta solo un anno. Poi la patria chiama di nuovo e stavolta ha il bianco e il rosso del Feyenoord. Le due stagioni al De Kuip sono molto prolifiche e portano in dote la Coppa UEFA 2001/02, vinta con una sua doppietta nel primo tempo nel pirotecnico 3-2 sul Borussia, con i tedeschi sempre sotto nelle scommesse live!
Va anche meglio al Fenerbahce, con cui vince due campionati in altrettante stagioni. Tanto è l’amore dei tifosi turchi che riceve anche il soprannome di Aziz Pierre, che da quelle parti… sta per “santo”. Le ultime due stagioni in carriere sono divise tra due grandi amori. Prima il NAC, poi di nuovo il Feyenoord, per chiudere nel 2007 dopo 375 gol in 634 partite. Non male, per chi non nasce centravanti.
La specialità della casa
Ma cosa aveva di così speciale Pierre Van Hooijdonk? Un’eleganza molto particolare, per chi faceva del fisico e del colpo di testa le proprie armi migliori. Ma soprattutto un’abilità innata che ha poi trasmesso ai suoi eredi: i calci di punizione. Da fermo, l’olandese è assolutamente una sentenza ed un'ottima opzione per le scommesse 888sport: nel video, Buffon neanche si muove... E i segreti del mestiere fa in tempo a passarli a un certo Wesley Sneijder.
I due si incontrano in nazionale quando il trequartista è giovanissimo e il centravanti si diverte ad allenarlo sui calci di punizione. Nel corso degli anni Ajax, Real Madrid, Inter e l’Olanda intera avranno ottimi motivi per ringraziarlo di questi insegnamenti.
A proposito di nazionale, la storia di Van Hooijdonk con la maglia dell'Olanda merita un capitolo a parte. Per lui, 46 presenze e 14 reti. Non male, se si considera che, dati alla mano, le volte in cui parte da titolare sono appena 5. Per tutti i CT dell’epoca, Aziz Pierre è l’arma segreta da utilizzare a partita in corso, quasi sempre con buoni risultati.
Sfortuna però vuole che nel 2000 Rijkaard non gli regali neanche un minuto all’Europeo casalingo, mentre nel 2002, quando con il Feyenoord è in forma smagliante, gli arancioni non si qualifichino neanche per i mondiali in Corea e Giappone. Un peccato, perché un calciatore della sua eleganza avrebbe meritato palcoscenici ancora più importanti.
*La foto di apertura dell'articolo è di Peter Dejong; la seconda di Thomas Kienzle. Entrambe sono distribuite da AP Photo.