Affibbiati o scelti, semplici o assurdi, i soprannomi raccontano davvero molto su calciatori e allenatori. E in un mondo come quello del calcio sudamericano, in cui il concetto di normalità è perlomeno interpretabile, il fatto che Marcelo Bielsa sia per tutti El Loco, il pazzo, la dice lunga su come il tecnico del Leeds United sia abbastanza sui generis.

Nato in Argentina, adorato in Cile, celebre in Europa e non solo per la sua preparazione tattica e la sua dedizione al lavoro, che raggiungono limiti impensabili. Marcelo Bielsa è anche comportamenti particolari (mai guardare in faccia l’interlocutore in conferenza stampa), punizioni fantasiose (far raccogliere l’immondizia ai calciatori per far capire la fatica dei tifosi nel guadagnare i soldi del biglietto) e stratagemmi non proprio sportivi (l’utilizzo di spie per monitorare alla perfezione i prossimi avversari).

Ma il Loco è anche e soprattutto calcio. Il suo 3-3-1-3 ha fatto storia e le sue squadre hanno regalato partite indimenticabili. Soprattutto quando l’allenatore in qualche maniera…ci ha messo lo zampino.


Il primo match indimenticabile è una disfatta di quelle che nessuno vorrebbe vivere. Bielsa è un mago, alla sua prima esperienza porta il Newell’s, la squadra della sua Rosario, a vincere il campionato argentino e in finale di Copa Libertadores. La perderà, ai rigori, contro il San Paolo di Raì. Ma il giorno della storia è un altro, nella prima fase. I campioni d’Argentina perdono malamente il derby casalingo contro il San Lorenzo. 0-6, non proprio una passeggiata. I tifosi non la prendono affatto bene e si presentano in venti sotto casa di Bielsa.

Che però non è Loco solo di soprannome, ma anche di fatto. Quindi il gruppetto viene ricevuto dal tecnico con in mano una granata. “O ve ne andate, o ve la tiro”. Neanche a dirlo, gli ospiti indesiderati se ne vanno. E l'amore non ne risente, al punto che il club gli ha addirittura dedicato lo stadio...


L’esperienza con l’Argentina è decisamente agrodolce. Numeri alla mano, l’Albiceleste non ha mai fatto meglio con nessun altro selezionatore. Tra 1998 e 2004, Bielsa vince il 72% delle partite giocate. Per sua sfortuna, però, ha un solo trofeo da mostrare, la medaglia d’oro di Atene 2004.

La notte che ne decide la carriera come CT è quella in cui a Lima l’Argentina affronta in semifinale nella Copa 2004 il Brasile di Parreira. Pochi secondi separano il Loco dalla gloria, quelli che bastano ad Adriano per pareggiare la rete di Delgado, che al minuto 87 aveva portato Ayala e compagni sul 2-1.

Il commentatore argentino commenta “mi voglio ammazzare” e Bielsa forse vorrebbe fare lo stesso con i membri della panchina verdeoro che gli vanno a festeggiare davanti. Per fortuna, c’è di mezzo la polizia. Ai rigori, tradiscono D’Alessandro e Heinze, regalando al miglior selezionatore albiceleste degli ultimi vent’anni la più grande delle delusioni.


La parentesi al Cile è forse quella più gratificante per Bielsa. La sua squadra arriva seconda nel girone sudamericano di qualificazioni al Mondiale 2010. In Sudafrica riesce addirittura a passare il turno, tenendo testa, di fatto, ai futuri Campioni della Spagna in un girone dal clamoroso coefficiente di difficoltà, anche per le scommesse sportive!  Per lui con La Roja 34 vittorie in 66 partite, ma anche stavolta il match loco, neanche a dirlo, è una sconfitta. E neanche con la nazionale maggiore! Il palcoscenico è il Torneo Di Tolone 2008 vede in campo molte delle selezioni Under-23 che andranno ai giochi di Pechino. E la finalissima che mette di fronte il Cile e l’Italia di Casiraghi finisce 1-0 per gli azzurri con gol di Osvaldo.

Un brutto colpo per Bielsa, che non la prende bene. Al fischio finale il Loco rimprovera il CT dell’Italia, spiegandogli a favore di telecamera che giocare tutta la partita con lanci lunghi per la prima punta non può essere considerato calcio. E come racconta il suo ex calciatore Fuenzalida, negli spogliatoi va anche peggio. “Aveva appena litigato con l’allenatore avversario, lo abbiamo trovato furioso, che camminava in cerchio e si strappava via i vestiti”. Chissà se per il risultato o per il gioco dell’Italia…

TRA EUROPA E CHAMPIONSHIP

Se al Newell’s Bielsa è una divinità, anche a Bilbao il Loco ha un certo…culto. Nelle due stagioni alla guida dell’Athletic, il tecnico argentino porta i baschi a giocarsi la finale di Copa del Rey contro il Barcellona e quella di Europa League a Bucarest contro l’Atletico Madrid. Perderà in entrambi i casi, ma l’Athletic si toglie la soddisfazione di battere avversari molto più quotati. La partita loca di quel periodo è sicuramente la vittoria esterna contro il Manchester United.

A Old Trafford succede davvero di tutto. I Red Devils vanno avanti con Rooney, ma poi l’Athletic si scatena. Pareggia Llorente e nella ripresa la squadra di Bielsa va avanti per 1-3. E in entrambi i casi, c’è della…locura. La rete del vantaggio basco di De Marcos è in fuorigioco, la terza è tragicomica. L’arbitro fischia un calcio di punizione a favore dell’Athletic perché Evra ha perso uno scarpino e quindi commette gioco pericoloso.

Lo United chiede ai baschi di restituire il pallone, ma Bielsa e i suoi non ci pensano per niente. Del resto, il regolamento è chiaro, è punizione. Quindi battono e lanciano lungo. De Marcos tira, De Gea respinge, ma Muniain con il tap-in fa tris. E, tanto per non farsi mancare niente e lasciare il ritorno in sospeso, De Marcos commette un fallo di mano inspiegabile all’ultimo secondo, regalando di fatto il 2-3 allo United.


A proposito di regole e di fair play, l’esperienza a Leeds del Loco è davvero illuminante. Molti non gli perdonano di aver fatto spiare il Derby County di Lampard, dando vita al celebre spygate e a una conferenza stampa di oltre un’ora in cui l’argentino ha spiegato per filo e per segno la sua preparazione maniacale alle partite, giustificando così la necessità di dare un’occhiata agli avversari. Ma l’1-1 con l’Aston Villa è storia. La squadra di Bielsa va in vantaggio con gli avversari praticamente fermi per un infortunio a Kodjia.

E il Loco, invece di esultare, va su tutte le furie perché i suoi non hanno calciato il pallone fuori per permettere all’avversario di venire soccorso. Alla ripresa del gioco, l’argentino costringe quindi i suoi a far pareggiare l’Aston Villa senza opporre resistenza. Un gesto di fair play forse mai visto a quei livelli, soprattutto perché il pareggio, di fatto, costa la promozione diretta al Leeds ed oltre 100 milioni di pounds alla società dello Yorkshire. Ma quando in panchina c’è il Loco, può succedere davvero qualsiasi cosa…

*L'immagine di apertura dell'articolo è di Michel Spingler (AP Photo).

Ermanno è un grande appassionato di sport, in particolare del calcio, vissuto a 360°: come professionista e come tifoso. Ha seguito tutte le fasi finali delle manifestazioni internazionali degli ultimi 15 anni, Mondiali ed Europei.

Amante degli incontri ricchi di gol, collabora quotidianamente con il blog di 888sport, per il quale rappresenta una costante fonte di idee.