Ci siamo mai chiesti perché, veramente, il calcio anni Ottanta e Novanta è, per definizione, quello che ha fatto innamorare gli italiani a questo sport? Per la sua imprevedibilità, l'assenza di fil rouge, il modo che aveva di produrre emozioni e - per l'appunto - contenuti sempre diversi uno dall'altro. Un uovo di Pasqua perennemente da aprire, tra un Giampiero Galeazzi che, furbescamente, si chiudeva nello spogliatoio del Napoli per raccontare lo scudetto di e con Maradona, i colori degli stadi e tanti segni distintivi, squadra per squadra.
Tra questi, anche... il pallone da gioco. Che, fino al termine della stagione 2006-2007, cambiava, a seconda dello stadio in cui veniva disputata la partita. Dall'estate successiva, tutto è cambiato: firma sul contratto proposto dalla Nike e pallone unico. Omologazione che ha poi coinvolto i vari campionati a scendere, perfino in Serie D. La stessa che, per esempio, aveva storicamente contraddistinto le competizioni internazionali, come Mondiali ed Europei.
Che assortimento!
Che tipo di "sfere di cuoio" utilizzavano le varie squadre di Serie A negli Anni Novanta? Talvolta, come l'Asics per il Torino, riguardavano lo sponsor tecnico che già curava abbigliamento da gara e casual. Stesso discorso per la Lazio e il marchio tedesco "Puma".
Altre volte, invece, questo binomio non esisteva per nulla: storico, ad esempio, l'utilizzo del pallone "Select" - riconoscibilissimo per la sua sagomatura - da parte della Juventus (griffata Kappa, all'epoca) oppure Uhlsport da parte dell'Inter (che già a quei tempi cambiava diversi sponsor tecnici, dalla Puma alla Umbro, sino alla "definitiva" Nike).
Una modalità che non interessava soltanto le "big": nella stagione 2006-2007, ad esempio, il Messina di bomber Christian Riganò, vestita Legea, giocava con un pallone della "A-Line", ditta fondata fondata nel 1999 a Cagliari da Andrea Picciau e dagli ex-calciatori Gianluca Festa e Christian Karembeu. Tornando al "Select", quest'ultimo fu anche il pallone del Milan, che successivamente sposò la causa di Adidas e del mitico "Tango".
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Le grandi marche
Molte aziende in tutto il mondo fabbricano palloni da calcio. Solo Adidas, però, è il fornitore ufficiale di tutte le partite organizzate da Fifa e Uefa fin dagli anni settanta; inoltre, produce anche il pallone delle partite di Uefa Champions League, il "Finale", e ha fornito i palloni per il torneo olimpico del 2008.
L'Europa League, torneo sempre interessante per le scommesse live, invece, ha in essere un contratto con la giapponese "Molten", storico produttore di sfere sportive, anche nel basket e nella pallavolo.
Nike, invece, è il fornitore ufficiale dei palloni oltreché della Serie A (2,5 milioni annui il valore della sponsorizzazione), della Coppa Italia, della, Supercoppa italiana e della Primavera 1 e 2. Tutto questo, si diceva, a partire dalla stagione 2007-2008, grazie ad un accordo iniziale della durata di 5 anni siglato con la Lega Calcio. "Baffo" che - per 4 milioni ad annata calcistica fino al 2025 - offre anche i palloni alla Premier League e, tornando nel nostro paese, della LND (futsal compreso).
Il produttore statunitense è sempre presente anche in Portogallo e nella Chinese Super League. Nike che, invece, ha perso - dopo lungo tempo, dal 1996-97 - la Liga spagnola, i cui palloni sono ora quelli della Puma, che l'anno scorso ha sottoscritto un contratto triennale da circa 6 milioni a stagione: le Scommesse e quote per il calcio indicano un arrivo in volata tra Barcellona e Real Madrid!
E ancora, la danese Select offre i meravigliosi palloni da erba naturale alla Jupiler Pro League belga e all’Allsvenskan svedese. La tedesca Uhlsport, pagherà 1,2 milioni annui sino al 2022 per i club francesi di Ligue 1. La Derbystar, infine, rifornisce la Bundesliga - con una sponsorizzazione da 3 milioni stagionali - sempre fino al 2022. Stessi palloni anche nella Eredivisie olandese.
Il rinnovo di contratto tra Nike e Serie A è arrivato l'estate 2019 col pallone, modello "Merlin". A ciascuna delle 20 società viene, inoltre, fornito un quantitativo gratuito di 600 palloni ufficiali, a marchio Serie A TIM, 400 bianchi e 200, invernali, gialli. Se i club in Italia dovessero avere bisogno di un'integrazione, devono pagare un prezzo (scontato del 50%) di 55 euro più iva a pallone.
Resta, comunque, quel retrogusto malinconico a cui omologazioni abituano. Quanta nostalgia del calcio anni Ottanta e Novanta...
*Le immagini dell'articolo sono di Luca Bruno e Doug Mills, entrambe distribuite da AP Photo.