L’arte dei mancini illumina il calcio da sempre. Hanno qualcosa di speciale, nel piede. Una diversità che incanta. Non a caso, l’infinito dibattito tra i calciatori più forti di sempre coinvolge Maradona per il passato, Messi per il presente.
Due tipi che con il sinistro hanno scritto la storia del pallone. Nei discorsi degli appassionati, Diego e la Pulce sfidano due destri – ma abilissimi anche con l’altro piede – come Pelé e Cristiano Ronaldo..
I tifosi si dividono nel confronto impossibile tra artisti. Maradona e Messi più tecnici, gli altri due più potenti: come scegli, scegli bene. La particolarità è che il mancino di solito è un grande specialista delle punizioni, proprio perché con quel piede la palla la mette dove vuole, nonostante la barriera.
La punizione più bella
Tra le migliori di tutti i tempi è considerata quella di Maradona, indiretta dentro l'area, nel leggendario Napoli-Juve del 3 novembre 1985: punizione appena toccata da Pecci e Diego con un tocco francamente inconcepibile piazzò la palla alle spalle della barriera – vicinissima – e soprattutto di Tacconi, sotto l’incrocio dei pali. Il San Paolo impazzì, la chiamarono “punizione divina”.
Sfida da palla inattiva
Lionel Messi non è da meno: indimenticabili alcune perle su calcio piazzato, come quella al Liverpool l’anno scorso in Champions League. Tra i mancini implacabili su palla inattiva c’è Sinisa Mihajlovic, ovviamente: lui e Pirlo (destro) comandano la classifica dei cannonieri su punizione in Serie A. Una volta, quando era alla Lazio, il serbo di gol così ne segnò addirittura 3 (alla Samp di un incredulo Ferron), record assoluto. L’ultimo da 35 metri.
E Roberto Carlos? Mitiche le sue traiettorie impossibili e da lontanissimo, con il Brasile e con il Real Madrid e nel torneo Paulista, anche da calcio d'angolo. Potenza e tecnica perfettamente miscelate, dinamite nei piedi, un incubo per i portieri.
Un altro brasiliano che calciava meravigliosamente le punizioni di sinistro era Rivelino, uno dei protagonisti della Seleçao che nel 1970 dominò l’Italia nella finale dei Mondiali messicani. In quella formazione azzurra giocava uno dei più forti mancini del nostro calcio, Gigi Riva: la potenza del suo tiro era proverbiale, piegava le mani ai portieri e una volta spezzò un braccio a un raccattapalle incautamente piazzato dietro la porta.
Prima di “Rombo di tuono”, raffinato il sinistro di Corso: la “foglia morta” del fuoriclasse dell’Inter di Herrera scavalcava la barriera e si depositava felice in porta. Tanti anni dopo, la San Siro nerazzurra si ritrovò ad applaudire un altro giocatore bravo sui calci da fermo, l’uruguaiano Recoba, pupillo del presidente Moratti. Segnava con tiri da distanze siderali.
“Rivera (destro, ndr) più Corso = Dolso”, lo striscione che campeggiava allo stadio Olimpico quando giocava il genietto incompreso e irrisolto della Lazio, Arrigo Dolso, nella seconda metà degli Anni 60. Ancora oggi, molti tifosi biancocelesti lo ricordano come calciatore di classe sopraffina, i calzettoni calati alla Corso ma la testa matta. Viveva di tunnel e di dribbling come quel fenomeno di Sivori, il gaucho dal sinistro fatato che giocava anche lui con i calzettoni calati quasi a provocare i difensori.
“El Gran Zurdo”, il grande mancino, era uno dei soprannomi del funambolo argentino che tra il ’57 e il ’68 ha fatto impazzire prima i tifosi della Juve e poi quelli del Napoli. D’altronde il mancino è sempre stato il numero 10 per eccellenza, da Maradona a Messi, da Rivelino alla stella rumena Hagi, dal brasiliano Rivaldo allo stesso Sivori.
Non solo "camisa 10"
Ma formidabili con il sinistro pure tanti attaccanti. Era il piede preferito di Bobo Vieri, per esempio, che però ha segnato in tutti i modi, anche di destro e soprattutto di testa. L’erede di Gigi Riva, davvero. E che dire di Beppe Signori? Calciava solo col mancino, in pratica, ma è stato tre volte capocannoniere del campionato con la Lazio dopo aver dato spettacolo a Zemanlandia, cioè Foggia.
E ha dato spettacolo per anni, soprattutto in Bundesliga con il Bayern e nella sua nazionale, l’ala olandese Arjen Robben: faceva sempre la stessa finta, per rientrare appunto sul sinistro e calciare a giro, ma non lo prendevano mai lo stesso.
Di questa categoria fa parte Salah, l’egiziano ex Roma che l’anno scorso ha vinto la Champions League con il Liverpool.
Sinistro con dinamite incorporata per Gareth Bale, jolly offensivo del Real Madrid, protagonista di due gol del 2-1 nelle finali di Champions che hanno chiuso le rispettive scommesse live. Tecnica speciale anche quella del suo connazionale Ryan Giggs, simbolo di un Manchester United – ci ha giocato per 24 anni! - che vinceva e incantava.
E tra i centrocampisti di classe che toccavano la palla soprattutto con il sinistro, un posto di rilievo merita Fernando Redondo, due Coppe dei Campioni vinte con il Real Madrid, regista illuminato. Adesso che anche i portieri devono essere bravi a fraseggiare con i compagni, ce n’è uno che potrebbe tranquillamente giocare a centrocampo: Ederson del City. Piede preferito? Il sinistro, naturalmente.
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 21 marzo 2020.