Vincente, di nome e di fatto. Se la Coppa del Mondo 2018 l’avesse sollevata il Belgio, sarebbe stato il giusto premio alla carriera di Vincent Kompany, uno che dovunque è andato ha portato a casa un trofeo. Sembra semplice, avendo giocato solamente con tre squadre, due delle quali sono Anderlecht e Manchester City. Ma, soprattutto negli ultimi decenni, portare l’Amburgo alla vittoria è abbastanza complicato, anche se si parla di una Coppa Intertoto.
La bacheca del belga parla comunque chiaro: due Pro League con l’Anderlecht, quattro Premier League, due FA Cup, due Community Shield e quattro League Cup con il City, una medaglia di bronzo a Russia 2018. Abbastanza per trasformare il difensore classe 1986 in un’icona. Il punto, però, è che Kompany è un simbolo dentro ma anche fuori dal campo.
Quando indossa gli scarpini, il capitano dell’Anderlecht è un leader, coraggioso e leale. Ma soprattutto, uno dei migliori calciatori della sua generazione. Un difensore completo, con senso della posizione, stacco aereo (sfruttato sia per difendere la propria porta che per creare pericoli agli avversari), forza fisica, velocità, capacità di anticipare con precisione i movimenti del pallone e ottime doti di impostazione, che nel calcio moderno (Guardiola docet), male non fanno.
CAPTAIN FANTASTIC!
Al City lo adorano, al punto che uno dei vialetti fuori dall’Etihad è intitolato a lui e che, quando ha lasciato il club nell’estate 2019, è partita una petizione per costruire una statua a lui dedicata nel piazzale antistante lo stadio.
Il minimo, verrebbe da dire, per chi è stato il capitano dell’incarnazione più vincente del City, quella nata dopo l’acquisto del club dal fondo di investimenti degli Emirati Arabi Uniti. E non è certo un caso che di tanti calciatori, sia proprio lui ad aver regalato a Guardiola l’ultimo titolo, quello combattutissimo della scorsa stagione. Alla penultima giornata, il City stava trovando difficoltà a battere il Leicester, mentre il Liverpool di Klopp due giorni prima aveva già regolato il Newcastle.
Un pareggio avrebbe significato il sorpasso dei Reds, che però non avevano fatto i conti con Captain Fantastic. Con il più improbabile dei siluri terra-aria, Kompany ha di fatto deciso la Premier League 2018/19; la più combattuta anche per gli esperti di consigli scommesse. Con il senno di poi, un qualcosa di assurdo, visto che il belga ha spiegato che i compagni più giovani gli avevano urlato di non tirare…
Disciplina, in campo e fuori. Anche perché, da buon capitano, il belga guida con l’esempio: in 531 partite, appena 6 cartellini rossi. Visto il ruolo, anche una media abbastanza bassa.
Sarà per questa attitudine al comando che, senza neanche togliersi gli scarpini, Kompany ha provato già il brivido della panchina. Il “suo” Anderlecht, la squadra in cui è cresciuto, lo ha chiamato e lui ha risposto, mettendoci il cuore. Non è andata benissimo, perché sotto la sua guida come player-manager il club biancoviola stava andando così male che Kompany è stato affiancato prima da Simon Davies e poi da Franky Vercauteren. Il deludente esordio come allenatore gli è costato parecchie critiche, ma da un certo punto di vista il belga è anche abituato.
UNA FAMIGLIA ATTIVA NEL SOCIALE
L’impegno sociale di Kompany e della sua famiglia, del resto, ha sempre catalizzato parecchio interesse anche al di fuori del calcio. Papà Pierre, che è anche il suo agente, è un immigrato congolese, figlio di un operaio che lavorava in miniera. Nel 2018 è diventato sindaco di Ganshoren, il primo sindaco di colore della storia del Belgio.
Anche lo stesso Vincent ha partecipato assieme a sua moglie Carla a progetti volti a garantire un’educazione e condizioni di vita migliori ai bambini che vivono in povertà. Tra le tante iniziative, spicca l’acquisto del FC Bleid, un club della periferia di Bruxelles, che Kompany ha immaginato come un’alternativa alla strada per i ragazzi della zona. A capo della società il belga ha messo sua sorella Christel. E, tanto per sottolineare che il pallone è questione di famiglia, anche suo fratello François ha giocato a calcio.
Non c’è dunque solo il campo nella vita di Kompany, spesso considerato come uno dei più intelligenti e acculturati calciatori di livello internazionale. Tra un match e l’altro, Vincent è anche riuscito a laurearsi in Amministrazione alla Manchester Business School e ha provato la strada dell’imprenditoria, aprendo due bar a tema sportivo chiamati “Good Kompany” a Bruxelles e ad Anversa.
In questo caso, però, il difensore non è stato poi così vincente, visto che ha dovuto chiudere entrambi i locali nel giro di un anno. Ma del resto, nel calcio come negli affari, è l’allenamento che rende perfetti. E se dovesse provarci di nuovo, Kompany sicuramente avrebbe imparato a non commettere errori. Vincent si nasce,…e si diventa!
*La foto di apertura dell'articolo è di Natacha Pisarenko (AP Photo).