Antônio Augusto Ribeiro Reis Júnior, meglio conosciuto come Juninho Pernambucano, ma anche "Il miglior tiratore di calci di punizione".
Il brasiliano ne ha segnate 77 in carriera, un record assoluto che ha permesso a Juninho di mettersi alle spalle anche un certo David Beckam, uno che ha reso iconica e universale rincorsa e postura del corpo prima di calciare le punizioni.
Quantità e qualità hanno reso Juninho il centrocampista offensivo ideale negli anni 0.
Non sono mai mancati gol da calcio di punizione calciando da distanze proibitive, come quella volta contro il Barcellona nella Champions League 2007 - 2008 in rete da calcio piazzato da una distanza di 43 metri.
Nel 2008, contro il Nizza, ci riuscì da 48, praticamente da centrocampo.
Centralità totale
Nel dicembre 2006 il giornale sportivo francese L'Équipe ha calcolato che il 45% dei gol del Lione provenivano da punizioni e passaggi diretti e indiretti di Juninho.
Una parola che ci aiuta a inquadrare il brasiliano è fedeltà.
Dopo una prima esperienza al Vasco da Gama, club che lo ha acquistato dal Recife, dove Juninho aveva fatto giovanili e città dove è nato, il brasiliano ha marchiato a fuoco sua vita calcistica con il Lione: dal 2001 al 2009 con l'OL ha vinto il clamoroso numero per le scommesse calcio di 7 campionati, e 10 anni dopo l'addio da calciatore ha avviato con i francesi una nuova avventura da direttore sportivo.
A estremizzare ancor di più questo sentimento oltre alla sua autenticità, c'è il suo atteggiamento controcorrente verso quello che secondo lui è l'insegnamento che l'establishment brasiliano offre ai concittadini verdeoro.
"In Brasile contano solo i soldi, l'esempio è Neymar [...]. Il problema è che l'establishment in Brasile ha la cultura dell’avarizia e vuole arricchirsi sempre di più. Quindi è questo ciò che ci insegnano e che impariamo".
A rivivere la sua carriera sembra però che anche Juninho sia caduto in questa tentazione. Un'esperienza sia in MLS che nel campionato qatariota. Ma se con i primiha vinto un titolo resistendo solo una stagione, in America ai N.Y. Red Bulls non è riuscito ad andare oltre i 5 mesi chiedendo la rescissione del suo contratto da Designates Player.
Tra l'altro alla fine di entrambe queste esperienze internazionali è ritornato al Vasco da Gama per un welcome back verso le sue origini da calciatore e verso quella maglia numero 8 che lo ha sempre caratterizzato in campo.
E proprio con quella maglia numero 8 è diventato uno dei migliori calciatori a giocare in Europa nei primi 10 anni del 2000: un idolo, un'icona.
In tanti avrebbero dovuto raccoglierne l'eredità: nella Serie B italiana, clamorose le punizioni di destro al Del Duca di Ascoli del marocchino Abdelhamid Sabiri, ex di Huddersfield Town e Paderborn!
Pernambucano è il soprannome che gli viene affibbiato quando muove i primi passi da professionista, nome per distinguerlo dall'altro Juninho (Paulista). Pernambuco è la regione brasiliana dalla quale Juninho proviene e inizia a giocare, per questo abbiamo imparato a conoscerlo con questo nome, anche se col passare del tempo non ha di certo avuto problemi a rendersi riconoscibile nel mondo del calcio.
Un numero 8 unico, parola di chi di numeri 8 se ne intende.
*Il testo dell'articolo è di Luigi Di Maso, responsabile editoriale di Social Media Soccer; la foto è di Rui Viera (AP Photo). Prima pubblicazione 21 agosto 2020.