Quello di 14 anni fa è stato, si sa, il torneo del quarto trionfo azzurro. Ma scavando nella memoria dei tre giorni, è interessante rispolverare le storie parallele, quelle del "Mondiale degli altri" di debuttanti allo sbaraglio, che però hanno scritto anch'essi pagine indelebili..

Per esempio, il continente africano mandò nel paese teutonico la bellezza di 4 nazionali all'esordio assoluto sulle 5 qualificate: oltre alla già "rodata" Tunisia, parliamo di Ghana, Costa d'Avorio, Angola e Togo. Dall'altra parte del mondo, grande curiosità suscitò la partecipazione dei caraibici di Trinidad & Tobago.

Proprio su queste ultime tre squadre, all'epoca semisconosciute,

Togo

Angola

Trinidad & Tobago

si concentra il nostro ricordo.

Togo

I gialloverdi della striscia di terra incastrata tra Benin, Ghana e Burkina Faso, vengono guidati nel percorso di qualificazione da Emmanuel Adebayor, che a metà della stagione 2005-2006 passa dal Monaco all'Arsenal e che, con la propria nazionale, segna 11 gol in 12 partite sino ad eliminare il Senegal, grande sorpresa del Mondiale nippocoreano del 2002. Ma, oltre a lui, la selezione del Paese di Lomé proponeva ben poco.

In rosa c'erano anche due dilettanti, che giocavano nelle divisioni inferiori francesi, come l'attaccante Richmond Forson (del Poiré), il difensore Affo Erassa del Moulinoise oppure Alaixys Romao del Louhans-Cuiseaux. Tra i convocati, anche il povero Massamasso Tchangai, difensore del Benevento che all'epoca disputava la Serie C2. La società campana, per l'occasione, lo nominò "ambasciatore del Sannio ai Mondiali 2006". Appena 4 anni dopo, nella sera del suo 32° compleanno, l'8 agosto 2010, Tchangai perse la vita a causa di un arresto cardiaco dopo una breve malattia.

Quel Togo, dopo la qualificazione, perse tutte e tre le partite di Coppa d'Africa anche a causa del litigio tra Adebayor e il ct nigeriano Steven Keshi, sostituito in fretta e furia dal selezionatore tedesco Otto Pfister. Giunti in ritiro al Lago di Costanza, scoppiò la solita grana-premi, ormai una consuetudine tra le nazionali africane al cospetto di federazioni sgangherate: il presidente di quella togolese, Rock Gnassimbé, aveva promesso (e disatteso) il riconoscimento di 15mila euro a giocatore per la partecipazione alla rassegna iridata.

Adebayor, il più ricco ma alla guida della rivolta per solidarietà verso i compagni, minacciò che la squadra non sarebbe scesa in campo nella prima partita contro la Corea del Sud. il ct Pfister abbandonò il ritiro, indisposto a lavorare in quel clima di rivolta. Alcuni giocatori lo rintracciarono e lo convinsero a restare in gruppo. Così, gli Sparvieri rischiarono di battere i sudcoreani, grazie al destro incrociato dell'ex Vicenza Mohamed Kader al 31'. La selezione asiatica ribaltò il punteggio Lee Chun-Soo e Ahn Jung-Hwan, non prima però che i togolesi sfiorassero più volte il raddoppio.

A una nuova minaccia di non scendere in campo contro Svizzera e Francia, fu la Fifa a offrirsi di pagare ai giocatori quei premi promessi dalla federcalcio togolese, poi multata di 100mila franchi svizzeri da Sepp Blatter. Contro elvetici e transalpina, arrivarono altrettante sconfitte. Onorevoli, a dire il vero.

 

Angola

Al momento del sorteggio, a dicembre 2005, sembrava uno scherzo del destino: l'Angola si qualifica per la prima volta a un Mondiale di calcio e chi va ad incontrare nel match d'esordio? Il Portogallo, coloni intransigenti (per usare un eufemismo) del XX secolo. A Luanda si trattenne il fiato, come negli attimi della liberazione nazionale, a metà degli anni '70, così ben descritta, nella sua complicatissima quotidianità, nel romanzo-reportage di Ryszard Kapuściński "Ancora un giorno".

Il rappresentante più fulgido di questa storia fu il portiere João Ricardo, convocato all'età di 36 anni nonostante fosse senza squadra da un anno. Ricardo, era portoghese di origine ma angolano di nazionalità e con la famiglia rientrò nel paese africano dopo l'indipendenza tra il 1974 e il 1975. Fu trafitto al 4' della sfida di Colonia da Pauleta, su assist di Luis Figo: i portoghesi si fermarono all'1-0, anche dopo una traversa di Cristiano Ronaldo (di testa), mentre gli angolani sfiorarono il pari e la qualificazione, dopo lo 0-0 sorprendentemente imposto anche per 888sports al Messico e la quasi vittoria sull'Iran.

Al vantaggio di Flávio Amado (recordman di presenze della selezione rossonera) al 60', rispose al 75' Sohrab Bakhtiarizadeh. Ad ogni buon conto, le "Palancas Negras" uscirono da quella che in seguito venne ribattezzata "Red Bull Arena" di Lipsia tra gli applausi scroscianti.
 

 

Trinidad & Tobago


Fu un gol dell'esperto difensore del Wrexham, Dennis Lawrence a consegnare ai Soca Warriors la storica qualificazione a un Mondiale. L'impresa fu siglata a Manama, capitale del Bahrain, che nello spareggio di andata si era illuso con un pareggio per 1 a 1. Una folla festante attese il ritorno in patria dei giocatori del ct olandese Leo Beenhakker. "In patria", per modo di dire: la maggior parte dei giocatori era ormai stanziale in Gran Bretagna. Come lo storico portiere di Newcastle e West Ham Shaka Hislop, cresciuto a Reading e presentatosi ai Mondiali tedeschi a 37 anni.

Una nazionale certamente attempata ma interessata, quella caraibica: là davanti, niente meno che l'ex attaccante del Manchester United Dwight Yorke. Proprio Hislop, nella gara d'esordio del gruppo B contro la Svezia, abbassò la saracinesca con numerosi miracoli al cospetto di Zlatan Ibrahimovic e Henrik Larsson, in quel di Francoforte, mentre il 15 giugno successivo, a Norimberga, l'Inghilterra sudò 7 camicie dopo un primo tempo inchiodato sullo 0-0 per i pronostici e consigli scommesse sportive prima di conquistare il 2-0 firmato Peter Crouch (all'83') Steven Gerrard (al 91').

Frizzanti e mai domi, la loro partecipazione dei "Soca Warriors" al Mondiale tedesco viene ancora oggi ricordata come una delle più gagliarde.

 

*La foto di apertura dell'articolo è di Michael Sohn (AP Photo).

Stefano collabora da anni come giornalista freelance per il portale web di Eurosport Italia, per il quotidiano La Stampa e con la casa editrice NuiNui per la quale è stato coautore dei libri "I 100 momenti magici del calcio" e "I 100 momenti magici delle Olimpiadi".

E' amante delle storie, dei reportage e del giornalismo documentaristico, ma il suo "pallino" resta, su tutti, il calcio d'Oltremanica.