La storia della Croazia, calcisticamente e non, è legata a doppio filo con quella della Jugoslavia. La Croazia che conosciamo, con la maglia a scacchi e del Pallone d'oro, nasce da una nazionale jugoslava non ancora disciolta, quella che pochi mesi prima è arrivata ai quarti di finale di Italia ’90.
La nidiata esplosa a cavallo tra anni Ottanta e anni Novanta è considerata dalle parti di Zagabria la generazione d’oro. Al mondiale in Italia nella Jugoslavia ci sono infatti ben otto croati: Ivković, Vulić, Vujović, Bokšić, Prosinecki, Jarni, Šuker e Panadić. Ci sarebbe anche Boban, se non fosse squalificato per un anno dopo gli incidenti della partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa, una delle prime testimonianze a livello internazionale della rinascita dei nazionalismi balcanici.
Dei reduci mondiali, nel match dell’ottobre 1990 contro gli USA in campo scende solo Vulić, mentre il primo gol della nuova Croazia lo segna Asanović. Arriveranno altre due amichevoli, ma non il riconoscimento, perché la dissoluzione della Jugoslavia non è ancora cosa fatta. Al punto che Prosinecki, neanche un mese prima della dichiarazione di indipendenza (25 giugno 1991) e dell’inizio della guerra, addirittura gioca e vince la finale di Coppa dei Campioni con la maglia della Stella Rossa.
Poi cominciano a parlare i cannoni e nel 1992 arriva l’ammissione alla FIFA. Per gli amanti delle statistiche che seguono il nostro profilo ufficiale IG La prima partita ufficiale è di quell’anno, una sconfitta per 1-0 contro l’Australia. Un inizio che sembra promettere male, ma che è fuorviante.
Il primo torneo
La guerra e le tempistiche impediscono di prendere parte alle qualificazioni per USA ’94, ma a conflitto quasi terminato in panchina arriva Miroslav Blažević, che ha un obiettivo: portare la Croazia a EURO ’96. Risultato ottenuto. La nazionale slava, che si è lasciata alle spalle gli anni delle armi, esordisce nel torneo battendo 3-0 i campioni in carica della Danimarca. La Croazia arriva ai quarti di finale, perdendo contro la Germania che vincerà il torneo.
Ma il meglio deve ancora venire. Per qualificarsi a Francia ’98 servono i playoff, ma la cavalcata croata è leggendaria. Il genio di Boban e Prosinečki e i gol di Suker, che diventerà capocannoniere, spingono la squadra di Blažević a un passo dal sogno. Dopo aver affrontato nei gironi Giamaica, Giappone e Argentina, i croati eliminano agli ottavi la Romania e ai quarti si prendono la rivincita contro la Germania con un netto 3-0.
Solo la Francia ferma la corsa della Croazia, che poi batte l’Olanda nella finalina ed esordisce ai Mondiali con un terzo posto.
Sorprendentemente, però, i biancorossi mancano la qualificazione a Euro 2000. E di mezzo, in una doppia sfida carica di significato, c’è la Jugoslavia. Le due nazionali sono sorteggiate nello stesso gruppo, ma mentre la squadra di Boskov si qualifica agevolmente, non è lo stesso per i croati. Mancano proprio i punti lasciati per strada contro gli ex connazionali.
Il primo storico incontro è al Marakana di Belgrado nell’agosto 1999. Finisce 0-0, non senza scontri tra le tifoserie qualche polemica a causa di un blackout pre-partita che innervosisce gli ospiti. La sfida di ritorno, al Maksimir di Zagabria, è decisiva. Alla Croazia serve la vittoria per superare l’Irlanda. La rete di Bokšić al ventesimo illude i padroni di casa, che però in capo a dieci minuti si trovano sotto di un gol, grazie a Mijatović e Stanković. Stanic salva l’onore, ma non la qualificazione: finisce 2-2 e i padroni di casa sono eliminati.
Da quel momento in poi, la Croazia vive un periodo altalenante. Si qualifica quasi sempre con tranquillità ai grandi appuntamenti internazionali, salvo però poi deludere. Al Mondiale 2002 e a quello del 2006 i croati salutano ai gironi.
Nel 2010 non riescono a qualificarsi e nel 2014 escono di nuovo al primo turno, togliendosi però la soddisfazione di battere per 2-0 la Serbia nelle qualificazioni. Agli Europei non va meglio, se si escludono i quarti di finale nel 2008. Fuori nel girone nel 2004 e nel 2012 e agli ottavi, dopo un gironcino da assoluti protagonisti, nel 2016 ai supplementari per mano dei futuri campioni del Portogallo.
Per tornare grandi ci vuole un’altra generazione d’oro dopo quella degli anni Novanta. Il CT Zlatko Dalić costruisce la squadra attorno a una manciata di calciatori di talento, che fanno già le fortune delle big europee: lo juventino Mandzukic, gli interisti Perisic e Brozovic, il centrocampista del Barcellona Rakitic, il sempre presente Srna e due stelle del Real Madrid: Kovačić e Luka Modric. E l’esperienza in Russia nel mondiale 2018 diventa memorabile.
Il Mondiale della consacrazione!
Nella fase a gironi, in un gruppo complicato con Argentina, Nigeria e Islanda, la Croazia passa con tre vittorie in altrettante partite. Agli ottavi gli uomini di Dalić si trovano davanti la coriacea Danimarca, che rende loro la vita complicata. Modric sbaglia un penalty ai supplementari e ci vuole una prestazione maiuscola del portiere Subasic nei calci di rigore per portare a casa la qualificazione.
Stesso copione nei quarti. I padroni di casa della Russia trascinano di nuovo il match ai calci di rigore e anche stavolta ci vogliono le mani di Subasic per volare in semifinale. La sfida successiva è un vero e proprio classico del moderno calcio europeo, il match tra la Croazia e l’Inghilterra. I Tre Leoni, leggermente favoriti per 888sport vanno in vantaggio con Trippier, ma la Croazia è inarrestabile. Perisic porta di nuovo la gara ai supplementari, ma stavolta i rigori non servono perché Mandzukic al minuto 109 segna la rete che spedisce i croati in finale.
La favola però finisce, di nuovo per mano della Francia. I tre match da 120 minuti pesano sulle gambe della Croazia e Mbappè e compagni vincono agevolmente per 4-2. I biancorossi possono però consolarsi con un secondo posto carico di onore e con il premio di miglior calciatore del torneo per Modric, che nel dicembre 2018 porta a casa anche il Pallone d’Oro. Non male per il capitano di una nazionale che tre decenni prima… neanche esisteva!
*Le immagini dell'articolo, entrambe distribuite da AP Photo, sono di Thanassis Stavrakis e Hrvoje Knez.