Chi l’ha detto che nel calcio servono solo i piedi? Spesso e volentieri, è molto più importante la testa. E in più di un senso. Perché se certamente i calciatori con un cervello calcistico sopraffino sono quelli che fanno girare il gioco, spesso e volentieri chi lo finalizza lo fa proprio… con una bella capocciata!
Certo, sono passati i tempi del gioco all’inglese, con l’ala che vola sulla fascia e l’ariete (anzi, “il toro senza cervello davanti al cancello”, come lo definivano i poco gentili tattici dell’epoca) pronto a spedirla in porta. Ma anche nell’epoca del tiki-taka, avere qualcuno in avanti capace di svettare più in alto degli altri, per fare le sponde e per segnare, ma anche per impedire agli altri di farlo, resta sempre assai utile.
Di conseguenza, quello del colpo di testa, solitamente, è un fondamentale che appartiene a tre categorie di calciatori: i difensori centrali, i centravanti e (ovviamente) i giocatori particolarmente alti.
Dell’ultima categoria, per fare qualche esempio recente, fa parte Sergei Milinkovic-Savic, che spesso e volentieri rappresenta la sponda perfetta per spedire nello spazio Immobile sui lanci che arrivano dalle retrovie. I suoi maestri, rimanendo a centrocampo, sono Patrick Vieira e Yaya Toure, entrambi perfettamente in grado di dare un contributo sia offensivo che difensivo attraverso uno stacco poderoso e una frustata di testa ben assestata.
I CENTRAVANTI D'AREA
Inutile però negare che, da un punto di vista spettacolare, chi svetta (è il caso di dirlo) rispetto agli altri sono i centravanti, che con sospensioni incredibili o stacchi in controtempo sono pericolosi tanto quanto lo sono con i piedi. Senza tornate ai tempi di Bettega, Mark Hateley e Roberto Pruzzo, iniziamo la nostra analisi.
In Germania, poi, sembra davvero che li sfornino in serie, nonostante uno sviluppo sempre più palla a terra del gioco, Negli anni Novanta la Lazio ha portato nel nostro campionato Karl-Heinz Riedle, un vero top della categoria che, contro i pronostici calcio, ha realizzato una clamorosa doppietta nella finale di Champions del 1997!
Un altro tedesco, Oliver Bierhoff, ha fatto le fortune di Udinese e Milan, oltre che della Mannschaft. E, tanto per entrare in entrambe le categorie, il miglior marcatore dei Mondiali di tutti i tempi, Miroslav Klose, ha spesso e volentieri timbrato il cartellino nel nostro campionato, anche lui in biancoceleste.
Non che l’Italia non si sia distinta per colpitori di testa negli ultimi decenni. Basterebbe pensare che entrambi i centravanti della spedizione vincente a Germania 2006 sono degli specialisti. Luca Toni, Scarpa d’Oro nello stesso anno della vittoria iridata, ha costruito molti dei suoi gol proprio sfruttando la sua altezza (1,93m) e un’elevazione fuori dal comune. Dietro di lui nelle gerarchie di Lippi, Alberto Gilardino, di circa una decina di centimetri più basso del bomber di Pavullo, ma particolarmente abile nel prendere il tempo ai difensori, un po' alla Ivan Zamorano!
La Lazio, dal canto suo, tra i due campioni tedeschi, ha mantenuto alta la tradizione con Bernardo Corradi, mentre negli ultimi anni si sono particolarmente distinti Giampaolo Pazzini, un altro che in quanto a posizionamento e anticipo dice decisamente la sua, e Leonardo Pavoletti, che ha segnato circa il 50% dei suoi gol in Serie A proprio con precisi colpi di testa, raccogliendo, simbolicamente, il testimone di Aldo Serena!
E il resto del mondo? Di… teste d’oro ce ne sono tante, in passato (l’ungherese Sandor Kocsis, l’inglese Alan Shearer, senza dimenticare Pelè e la sua sospensione), ma anche ai giorni nostri.
Uno dei grandi dimenticati della categoria è l’australiano Tim Cahill, che ha saputo far fronte a un’altezza non eccezionale (1,78m) e ha sviluppato una capacità di infilare di testa la porta avversaria con una regolarità disarmante, quasi ai livelli del Cholo Simeone! Molto più favoriti dall’altezza dei giganti come Peter Crouch o Jan Koller, che dall’alto dei loro due metri hanno spesso e volentieri trasformato in gol persino i campanili più improbabili.
E addirittura nella penisola iberica, storicamente avara di grandi centravanti vecchio stile, impossibile non menzionare un paio di nomi. Quello di Aritz Aduriz, il basco che a quasi quarant’anni continua a segnare con la maglia del suo Athletic Bilbao, saltando in testa a difensori vent’anni più giovani. E poi…c’è Cristiano Ronaldo, che con il suo fisico robotico sembra aver scoperto il segreto dello stacco perfetto, come ha dimostrato il salto più che cestistico (2,56 m) nel gol contro la Sampdoria dello scorso dicembre.
I DIFENSORI CON IL VIZIO DEL GOL
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia, nel vero senso della parola. I difensori così esperti del colpo di testa che spesso risolvono i match da…entrambi i lati del campo. Indicativa, a tal proposito, la finale di Champions League 2014 tra Real Madrid e i cugini dell’Atletico, come evidenziato per le statistiche del nostro blog.
Vincono i Blancos ai supplementari, ma ad andare a segno nei tempi regolamentari non sono i bomber come CR7 o Griezmann, bensì due centrali con il vizio del gol e una passione per i colpi di testa. Il vantaggio dei Colchoneros lo realizza Diego Godin, mentre il pareggio all’ultimo respiro è firmato da Sergio Ramos.
Il Gran Capitan è il difensore più prolifico della sua generazione e sui calci piazzati, soprattutto quelli al millimetro del compagno di squadra Kroos, è sempre un pericolo pubblico. Non per niente, nel remake del derby madrileno due anni dopo, toccherà ancora a lui, anche se con una zampata sotto porta, punire di nuovo i cugini, questa volta a San Siro. I
tedeschi, dal canto loro, hanno una vera e propria arma segreta: Mats Hummels è letale quando c’è da colpire di testa. Basterebbe pensare che tutti e cinque i gol segnati con la Mannschaft sono arrivati con stacchi imperiosi. Punti bonus per il centrale de Borussia Dortmund (consulta la nostra guida sulla Bundes), che è anche un esperto di salvataggi sulla linea, ovviamente anche quelli di testa.
Anche in Italia, patria di difensori rocciosi, non mancano i colpitori di testa seriali. I più recenti sono certamente Marco Materazzi, che che nella cavalcata mondiale del 2006 segna sia contro la Repubblica Ceca che in finale con la Francia sugli sviluppi di un corner, e Giorgio Chiellini, che fa valere i suoi centimetri sia in attacco che in difesa.
E infine c’è anche chi di essere alto non ha mai avuto bisogno: Ivan Cordoba, con il suo metro e settantatre, non aveva esattamente il fisico da centrale e men che meno da ariete nell’area avversaria. Ma con uno stacco da 70 centimetri, colpire il pallone quando è più in alto degli altri non è poi così impossibile…
*La foto di apertura dell'articolo è di Luca Bruno (AP Photo).