32 campionati cileni, più del Bayern Monaco in Germania. 12 coppe del Cile, tante quante il Manchester United in Inghilterra. E soprattutto una Copa Libertadores, quella vinta nel 1991, l’unica mai portata a casa da una squadra dell’immenso paese abbracciato dalle Ande e dall’Oceano Pacifico.
Il Club Social y Deportivo Colo-Colo, per tutti semplicemente Colo-Colo, è detto Eterno Campeón e visto il palmares non c’è neanche troppo da chiedersi perchè. In 95 anni di storia (il club è stato fondato nel 1925), il club di Macul, sobborgo di Santiago, ha praticamente vinto più di un campionato su tre di quelli disputati, anche considerando che la prima edizione della Primera Division è del 1933. E, neanche a dirlo, i bianconeri sono gli unici che hanno disputato tutte le edizioni del massimo campionato, senza mai saltarne neanche uno.
Un nome, quello del Colo-Colo, storico del calcio mondiale e che affonda le sue radici nella storia del Sudamerica. Colocolo era un capo Mapuche, il leader dell’esercito che si oppose alla conquista spagnola del Cile negli anni cinquanta del Cinquecento. Uno dei pochi che, nel momento di maggior splendore dell’Imperio Español, sia riuscito a sconfiggere i Conquistadores nella Battaglia di Tucapel nel 1553.
Un simbolo di identità, dunque, così come la squadra stessa, che spesso e volentieri si è ritrovata a essere l’unica in grado di rappresentare ad altissimi livelli la scuola calcistica cilena. E persino i rivali storici, il Club Universidad de Chile, con cui il Colo-Colo gioca il Clasico della Primera Division, non possono che arrendersi all’evidenza: El Colo è la squadra più celebre del Paese, oltre che essere la più vincente!
Le serate di Libertadores - Inserito nell'edizione 2020, in un girone davvero equilibrato per le scommesse online, il momento di maggior splendore del club sono certamente i quasi trent’anni che vanno dal titolo vinto nel 1970 a quello del 1998. Nel mezzo, due finale di Copa Libertadores. La prima, quella del 1973, è a suo modo storica. Nell’anno che segnerà indelebilmente il Cile, il Colo-Colo si arrampica fino alla finalissima contro gli argentini dell’Independiente. I 180 minuti della doppia finale non risolvono nulla. I cileni strappano l’1-1 ad Avellaneda, ma anche all’Estadio Nacional il ritorno finisce in parità, sullo 0-0. I gol fuori casa non valgono e quindi bisogna giocare uno spareggio.
Campo neutro, Montevideo, 6 giugno. Anche stavolta novanta minuti non bastano, ne servono 120 agli argentini per vincere 2-1 e laurearsi campioni del Sudamerica. E non servono a nulla i 9 gol nella competizione di Carlos Caszely, l’attaccante della nazionale che aveva pareggiato il momentaneo vantaggio dell’Independiente.
Va meglio, molto meglio, nel 1991. Il Colo-Colo passa comodamente il primo gruppo contro Liga de Quito, i connazionali del Deportes Concepcion e gli ecuadoriani del Barcelona. Agli ottavi la doppia sfida è con l’Universitario Lima, poi ai quarti c’è il Nacional Montevideo con in campo Del Valdes, che poi giocherà a Cagliari, e in panchina un certo Alfio Basile. Il 4-0 dell’andata lascia poco spazio all’immaginazione e agli uruguaiani non basta vincere 2-0 al ritorno.
In semifinale la squadra dello jugoslavo Mirko Jozić trova di fronte a sé un avversario che dire scomodo è poco: il Boca Juniors di Batistuta. Alla Bombonera gli argentini vincono 1-0, ma a Santiago è tutta un’altra storia: 3-1 ed è finalissima. All’ultimo atto c’è l’Olimpia Asuncion e il pareggio in Paraguay fa presagire un ritorno complicato. E invece arriva un netto 3-0 che regala la Libertadores, nel bel mezzo di un ciclo che porta 13 titoli nazionali in 28 anni, oltre alla Supercoppa sudamericana, vinta ai rigori contro il Cruzeiro. Manca solo l’Intercontinentale, ma a Tokyo la Stella Rossa è troppo forte e schianta i cileni per 3-0.
I talenti lanciati nel grande calcio - Nel corso degli anni, il Colo-Colo ha lanciato parecchi giocatori diventati poi delle stelle. A partire da Carlos Caszely, vera e propria leggenda del club. Il centravanti è nato nelle giovanili del club e, se si escludono un paio di anni in Spagna, ha dedicato tutta la carriera ai bianconeri. Caszely è celebre anche per la sua opposizione a Pinochet, non stringendo la mano al dittatore quando la Roja lo va a salutare prima del mondiale 1974.
E quando nel 1988 si tiene il referendum per tornare alla democrazia, il fatto che Caszely si schieri per il “no” a Pinochet ha parecchio peso nei risultati. A capitanare il Cile a quella Coppa del Mondo c’è Francisco Valdes, altro idolo dei tifosi, che disputa oltre trecento partite con il Colo-Colo, segnando quasi duecento gol.
Più di recente, il club ha lanciato due vecchie conoscenze della Serie A. Il primo è Mati Fernandez, che è cresciuto nelle giovanili del Colo-Colo e ci gioca tuttora, dopo cinque anni in Italia tra Fiorentina e Milan. E poi c’è Arturo Vidal, che viene acquistato giovanissimo e a cui bastano due anni per fare il grande salto verso l’Europa, con la maglia del Bayer Leverkusen, per poi finire alla Juventus.
Il pubblico - La aficion del Colo-Colo, come tutte quelle sudamericane, è molto calda. Forse anche un po’ troppo, come accade in occasione dei derby con l’Universidad de Chile. Nel corso dei decenni si sono susseguiti diversi gruppi a capo del tifo bianconero. Il primo a prendersi la ribalta, negli Anni Sessanta, è stato la Barra Maraton, seguito dalla Barra Juvenil. Negli anni Ottanta il gruppo ufficiale si chiamava ¿Quién es Chile?, prima di dividersi nel 1986 e dare vita all’attuale gruppo leader, la Garra Blanca.
L’Estadio Monumental David Arellano è quasi sempre pieno fino all’inverosimile, giustificando il soprannome di “El Popular” dato al club bianconero. Diversi sondaggi in tutto il paese segnalano inoltre che il Colo-Colo è la squadra più seguita di tutto il Cile, con percentuali che oscillano tra il 30% e il 50%. Dunque, prima squadra del Paese per titoli e per tifosi. Comprensibile perciò che Colo-Colo da quelle parti… significhi “Campione”!
La foto di apertura dell'articolo è di Juan Karita (AP Photo).