Cosa fanno oggi i grandi campioni del passato? C'è chi è rimasto sulla cresta dell'onda con alte cariche dirigenziali nei club per i quali hanno scritto la storia in campo. Chi ha optato per percorsi decisamente affini al calcio. E chi, infine, ha deciso per una vita ritirata, lontana dai riflettori....
Gabriel Omar Batistuta
L'ultimo caso succitato riguarda proprio il Re Leone. Questo anche - anzi, soprattutto - per le pesanti operazioni che ha dovuto subire alle caviglie martoriate dai calci e dalle infiltrazioni, quando ancora era "Batigol". Nella sua vita post ritiro, Batistuta fonda una linea di abbigliamento, "GB", e al contempo prova a restare nel mondo del calcio.
Ottiene l'abilitazione ad allenare dopo aver frequentato l'apposito corso in Argentina, dove era tornato per seguire più da vicino i terreni di proprietà a Reconquista, la sua città natale. Nel 2009 torna all'attività sportiva, dedicandosi al polo ed entrando a far parte della squadra Loro Piana. Quindi, nel 2010, segue il campionato del mondo sudafricano in qualità di commentatore televisivo per un'emittente asiatica. Nel mese di novembre dello stesso anno entra a far parte dello staff tecnico del ct dell'Argentina, Sergio Batista.
Quindi, a fine, 2011 il presidente del Colón de Santa Fe (German Lerche) lo nomina segretario tecnico del club, salvo poi lasciarlo nel 2013. Nel 2018 fottiene la qualifica "Uefa A" di Coverciano, ma non sembra intenzionato a proseguire nell'universo pallonaro, da cui Batistuta ha detto spesso di estraniarsi per i dolori fisici che gli ha provocato. Nominato cittadino onorario di Firenze, Batistuta - a 51 anni - è diventato nonno di Lautaro grazie al suo secondogenito Lucas, per qualche tempo calciatore dilettante in Toscana.
Paolo Maldini
Dopo anni di vita privata seguiti alla sua carriera di calciatore leggendario, negli ultimi tempi - dopo essere stato tra i fondatori del club statunitense Miami FC - è tornato da dirigente nel club rossonero nell'era "post Berlusconi e Galliani". Un uomo-immagine - nelle vesti di direttore tecnico - evidentemente irrinunciabile per gli ultimi burrascosi anni di Milanello, a livelli societari.
La sua volontà è pesata tantissimo per confermare il progetto tecnico di Stefano Pioli, allontanando, invece, quello del tedesco Ralf Rangnick.
Javier Zanetti
Una vita per l'Inter, di cui oggi è vicepresidente. La sua figura, in termini dirigenziali, è ancora più fondamentale rispetto a quella di Maldini al Milan, con il quale ha dato vita ad una sfida per le scommesse Serie A per il primato di derby disputati! Diventato il numero due della Beneamata, la sua presenza scenica iconica ha significato tantissimo nel momento dei vari cambi societari. Un trait d'union con la "belle époque" morattiana che serve a rassicurare l'ambiente, senza nulla togliere alle sue indiscusse capacità dirigenziali.
David Trezequet
Dopo i simboli di Fiorentina (e Roma), Milan e Inter, eccone anche uno della Juventus. Il suo nome è stato urlato a squarciagola, scandendolo in tre sillabe distinte dai tifosi bianconeri, a ogni suo gol. Dieci anni con la Vecchia Signora - dal 2000 al 2010 - e 138 reti, al suo servizio, in Serie A. Svestita la casacca zebrata, l'attaccante della nazionale francese ha giocato per Hercules Alicante (nella Liga spagnola), Baniyas (negli Emirati Arabi), River Plate e Newell's Old Boys (rispettando le sue origini argentine), per poi chiudere nel 2014 in India al Pune City.
Dopodiché, dall'anno successivo, torna alla Juve in veste dirigenziale, prima con l'incarico di presidente delle "Juventus Legends" (l'associazione che riunisce tutti i giocatori bianconeri del passato), poi con il ruolo commerciale di "Brand Ambassador" del club. Nel marzo 2019, inoltre, viene scelto dall'Uefa tra gli ambasciatori per il campionato europeo 2020, che vede proprio la sua Francia favorita per le scommesse sportive 888!
Carlos Valderrama
Ebbe il potere di diventare un'icona del calcio, pur non avendo vinto trofei straordinariamente importanti. La sua gigantesca zazzera bionda e riccioluta è stata un simbolo dei Mondiali Anni '90. Abbiamo già raccontato su questo blog, il clamoroso, anche per le scommesse calcio, 0-5 all'Argentina!
Spesso affiancato in ogni dove al suo amico portiere René Higuita, è stato l'indiscusso "Pibe" colombiano. Geometrie di metà campo disegnate a velocità ragionate, ma non per questo meno preziose. Pelé, ad esempio, lo ha sempre adorato.
La sua vita dopo il ritiro (avvenuto nel 2002 tra gli statunitensi del Colorado Rapids) si è dapprima dedicata alla costruzione di una sua statua nella città natale di Santa Marta, poi da dirigente sportivo del Junior de Barranquilla.
Quindi, una parentesi da tedoforo per le Olimpiadi di Londra 2012, un vago flirt con la politica tra le fila del "Partido de la U" (il Partito Sociale di Unità Nazionale) e, infine, nel 2014, la partecipazione speciale come attore nel film comico colombiano "Por un puñado de pelos" ("Per un pugno di capelli") nel ruolo di "Nemesio". Negli ultimi tempi accetta più che volentieri interviste e ospitate radiotelevisive.
*Le immagini dell'articolo, tutte distribuite da AP Photo, sono, in ordine di pubblicazione di Jorge Saenz, Michael Sohn e Daniel Muzio.