I club di Serie A hanno proposto il taglio degli stipendi ai calciatori, il Presidente dell’Associazione Italiana Calciatori Damiano Tommasi al momento ha buttato la palla in tribuna in attesa di scrutare un orizzonte impercettibile; proprio lui che si autoridusse la busta paga, accontentandosi del minimo salariale, dopo un brutto infortunio!
Ci fu un tempo in cui calciatori e società trovavano l’accordo senza la mediazione del sindacato. La memoria istintivamente porta al famigerato “Piano Baraldi" adottato dalla Lazio nel lontano 2003 per uscire da una crisi economica significativa, ascrivibile più agli stessi dirigenti reggenti imposti dalle banche piuttosto che alla gestione cragnottiana. L’accordo collettivo trovato dai dirigenti e dai calciatori portò alla conversione del 45% degli ingaggi in azioni del club, mentre il restante 55% venne regolarmente pagato.
Andando indietro nel tempo, la storia ci porta sempre in casa Lazio - un’altra storica negoziazione risale all’estate del 1986, quando i fratelli Giorgio e Gianmarco Calleri - appoggiati dal finanziere romano Renato Bocchi - intervennero per salvare le sorti del club; la società rischiava di dover portare i libri in tribunale, il club a quel punto propose ai giocatori un taglio del 30% dei salari trattando con i senatori di quella formazione: il tavolo della trattativa vedeva da una parte il presidente Gianmarco Calleri e il direttore sportivo Carlo Regalia, dall’altra Mimmo Caso e Giuliano Fiorini. I protagonisti della negoziazione trovarono un accordo quadro, la Lazio trovò una doppia salvezza: finanziaria e calcistica.
Un’altra riduzione dello stipendio auto imposta riguardò i calciatori dell’Inter nell’estate del 2002, con Vieri, Recoba e Ronaldo pronti a tagliarsi lo stipendio pur di vedere la propria squadra ulteriormente rafforzata; sul piatto della bilancia c’era l’acquisto di Nesta, poi finito al Milan. Alla fine dell’estate, dopo aver vinto il Mondiale, Ronaldo - in rotta con l’allenatore Hector Cuper - finì al Real Madrid, l’Inter acquistò il paraguaiano Carlos Gamarra, non proprio un ministro della difesa.
Nel corso degli anni, ci sono stati giocatori che - pur di vestire la maglia con i colori del cuore - hanno deciso di tagliere il proprio stipendio; l’ultimo in ordine di tempo è stato Gianluigi Buffon, che ha rinunciato a oltre alla metà dell’ingaggio pur di tornare alla Juventus; a Parigi guadagnava 4 milioni a stagione, nell’attuale il suo stipendio è di 1,5 milioni più bonus. Nell’estate del 2004, una mossa simile la fece Paolo Di Canio, in forza al Charlton Atletic: pur di tornare alla Lazio, l’ex fantasista strappò un contratto pluriennale da 1,5 milioni per tornare a vestire la maglia biancoceleste, con un ingaggio da 500 mila euro.
Le cifre della Serie A - Il monte ingaggi dei 20 club di Serie A in questa stagione calcistica ammonta a un miliardo e 360 milioni (al lordo) il 33% in più rispetto alla stagione 2018-2019. Il taglio del 15% sulle buste paga dei calciatori consentirebbe alle società un risparmio di 204 milioni di euro, una cifra vicina alla perdita ipotizzata degli economisti (200 milioni ndr) qualora il campionato - tra mille difficoltà - dovesse ripartire con la Juventus leggermente favorita per le quote calcio. Qualora il torneo fosse sospeso il dissesto economico sarebbe quantizzato in 750 milioni di euro.
La Juventus, club che ha il monte ingaggi più alto di tutta la Serie A, qualora la proposta della Lega venisse accettata, andrebbe a risparmiare 44 milioni, l’Inter 20,85 milioni, la Roma 18,75 milioni. Significativa anche la cifra di Milan (17,25 milioni), Napoli (15,45 milioni) e Lazio (10,8 milioni). Ma il momento, l’Assocalciatori non intende negoziare, e quindi ai club non resterà che aprire un tavolo di trattativa con ogni singolo calciatore. In Germania e Francia i club hanno già iniziato a porre rimedio alla crisi economica delle società; in Ligue1, ingaggi tagliati del 30% e disoccupazione parziale, certificata il 16 marzo dal Governo di Parigi.
All'estero - I calciatori del Borussia Dortmund hanno deciso autonomamente di ridursi gli ingaggi. In Spagna, il Barcellona ha trovato un accordo collettivo con i propri giocatori per la riduzione degli ingaggi, e nei prossimi giorni il presidente catalano Bartomeu vorrebbe programmare un incontro tra rappresentanti dell’ECA, della UEFA e di alcuni membri delle altre leghe europee per trovare un accordo comune sul fronte ingaggi.
In Brasile il taglio degli ingaggi ai calciatori arriva direttamente dal Presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro che nelle ultime ore ha varato una misura provvisoria che permette di sospendere i contratti dei lavoratori per quattro mesi. Calciatori in ferie forzate per il prossimo mese, poi ingaggi tagliati del 50%. I calciatori sono già in rivolta, ma il Governo - qualora l’emergenza non si dovesse risolvere entro un paio di mesi - arriverebbe alla sospensione totale degli ingaggi. Il pallone si è sgonfiato, servirà diverso tempo per riempire i polmoni e gonfiarlo di nuovo.
*La foto di apertura dell'articolo è di Plinio Lepri (AP Photo).