I Maestri in Italia
Quando si parla di calciatori inglesi Serie A, si tende quasi sempre a considerarli giocatori che difficilmente fanno bene lontano dalla Premier League.
Sarà per la tendenza degli inglesi a considerarsi “i maestri” che li ha accompagnati per più di un secolo, sarà perché effettivamente si adattano peggio (o…meno meglio) rispetto a calciatori di altre nazionalità, ma non sono moltissimi i giocatori dei Tre Leoni che tentano l’avventura in altri campionati.
Un altro luogo comune è che la Serie A in particolare non sia un torneo molto adatto agli inglesi. Ma è davvero così? La loro storia nel campionato tricolore è lunga e parla di successi, bidoni e qualche via di mezzo.
Calciatori inglesi Serie A
Intanto c’è da fare una doverosa premessa. Il ragionamento sugli inglesi in Serie A, su presenze, reti e titoli, è legato ai campionati disputati dalla nascita del girone unico, ovvero dalla stagione 1929/30.
Ma considerando che molti club italiani (tra cui il Genoa e il Milan, che hanno dominato il primo decennio del calcio tricolore) sono stati fondati proprio da degli inglesi, c’è da segnalare che ce ne sono alcuni, come per esempio il fondatore dei rossoneri Herbert Kilpin o la leggenda del Grifone James Spensley, che hanno vinto il titolo.
Detto questo, i dati del periodo pre-girone unico sono abbastanza nebulosi, dunque si può parlare con maggiore precisione partendo dalla prima stagione effettiva di A.
In Serie A hanno giocato 49 calciatori inglesi
I calciatori inglesi della storia del nostro campionato sono 49 e rappresentano poco meno dell’1,5% degli stranieri passati nel nostro campionato, percentuale nettamente inferiore rispetto, ad esempio, ai calciatori francesi Serie A. I primi due a esordire nella massima serie sono stati Charles Adcock (Padova) e Sebas Wade (Torino), entrambi in campo nella prima giornata del campionato 1948/49.
Nel campionato attuale gli inglesi sono invece ben 11, in 8 squadre diverse: i quattro milanisti Fikayo Tomori, Ruben Loftus-Cheek, Tammy Abraham e Kyle Walker, sempre favorito dalle quote calcio con il suo City!
Ancora, lo juventino Lloyd Kelly, il genoano Brooke Norton-Cuffy, Keinan Davis dell’Udinese, Tino Anjorin dell’Empoli, Omari Forson del Monza, Daniel Oyegoke del Verona e Dele Alli, tesserato dal Como ma, alla data di prima pubblicazione di questo articolo, non ancora sceso in campo con i lariani.
I record dei giocatori inglesi in Serie A
Il record di presenze per gli inglesi transitati in Serie A appartiene a Gerry Hitchens, che negli anni Sessanta è stato grande protagonista del nostro campionato. Per lui ci sono ben 205 partite, disputate con le maglie di Inter, Torino, Atalanta e Cagliari.
Il centravanti nato a Cannock ha anche il primato di reti segnate da calciatori inglesi nella massima serie, 58, 27 delle quali realizzate con la maglia del toro e 17 con quella dell’Inter, con cui in teoria sarebbe anche il primo giocatore ad aggiudicarsi il campionato di Serie A, avendo giocato cinque partite della stagione 1962/63, terminata con il tricolore nerazzurro.
100 presenze per David Platt
Dietro di Hitchens nella classifica per presenze ci sono Tomori, Chris Smalling e Abraham, mentre il quinto e ultimo ad aver raggiunto quota 100 è il fortissimo David Platt. Nella classifica dei marcatori proprio Platt è secondo, con 31 reti nella massima serie tra Bari, Juventus e Sampdoria, ma è insidiato da Abraham, che tra Roma e Milan ne ha finora messe a segno 28.
Se si vuole vedere chi è il calciatore inglese più vincente della storia del calcio italiano bisogna tornare indietro, molto indietro. La palma spetta infatti a Spensley, che con il Genoa si è aggiudicato il tricolore in ben sei campionati (1898, 1899, 1900, 1902, 1903, 1904), cinque dei quali anche come allenatore.
Una situazione molto simile a quella di Kilpin, tre volte campione d’Italia con il Milan, o di Norman Leaver, due scudetti sempre con il Genoa a fine Ottocento. Tornando a tempi più recenti, citato il caso di Hitchens, il primo inglese a vincere il tricolore facendo parte della rosa della squadra al momento del titolo è stato Stephan Mavididi, attualmente in forza al Leicester City, ma che ha giocato venti minuti con la Juventus nella stagione 2018/19.
Nel 2020 è toccato ad Ashley Young, all’Inter, seguito a sua volta da Tomori, che ha portato a casa il titolo con il Milan nel 2022. Tra gli altri vincenti, pur senza conquistare lo scudetto, ci sono anche Platt, che si è aggiudicato la Coppa Italia con la Sampdoria e la Coppa UEFA con la Juventus, Smalling, Abraham e Ainsley Maitland-Niles, tutti vincitori della Conference League con la Roma.
Il Milan è il club più inglese
Il club più “inglese” d’Italia, sia per fondazione che per numero di calciatori schierati, è quindi il Milan, che attualmente ne ha ben 4 in rosa, ma che dal 1929 in poi ne ha avuti 9. Una lista in cui non sono mancati i miti del football di Sua Maestà come David Beckham, rossonero in due diversi momenti per un totale di un anno, ma anche giocatori arrivati con aspettative altissime e poi rivelatisi non proprio acquisti azzeccati.
Da Blissett a Joe Hart
Leggendario il caso di Luther Blissett, acquistato nel 1983 da capocannoniere della First Division con il Watford, ma tornato in patria dopo appena 6 reti in 39 presenze in tutte le competizioni. Una situazione diversa da quella di Jimmy Greaves, approdato in rossonero nel 1961, che ha fatto in tempo a segnare 9 gol in 13 partite prima di litigare con Nereo Rocco.
Meglio, ma comunque non eccezionali, le carriere milaniste di Mark Hateley (ricordato per il gol vittoria in un derby) e Ray Wilkins, anche loro arrivati negli anni Ottanta.
Ma del resto, gli alti e bassi sono un comune denominatore per i club italiani che acquistano gli inglesi.
La Roma, per esempio, ha avuto per anni in Smalling un baluardo della sua difesa, esperimento non riuscito completamente ad esempio, a proposito di calciatori tedeschi Serie A da Hummels, ma ha anche assistito a una stagione quasi da turista di Ashley Cole, arrivato nella Capitale a fine carriera e in condizioni non proprio ottimali.
Anche Trevor Francis, letale in Inghilterra, ha deluso in Italia con le maglie di Sampdoria e Atalanta, mentre il Governatore Paul Ince, sempre favorito dalle scommesse sportive con il Manchester United, non ha avuto modo di dimostrare a pieno la sua classe nelle due stagioni passate all’Inter negli anni Novanta, così come avvenuto a Des Walker, un solo anno alla Samp.
Un altro che ha deluso parecchio è il portiere Joe Hart, che ha giocato con il Torino per una stagione subendo ben 62 reti in 36 presenze.
Paul Gascoigne il calciatore inglese più amato
E infine non si può non menzionare il più grande “what if?” degli inglesi in Serie A: Paul Gascoigne. Gazza dovrebbe arrivare alla Lazio nel 1991, ma un grave infortunio lo costringe ad approdare in A l’anno successivo. La sua esperienza in biancoceleste dura tre stagioni, contrassegnate da travolgenti show in campo, ma anche da un altro grave infortunio. Per lui alla Lazio 47 presenze (43 in campionato) e 6 reti.
Ma nonostante questo, Gascoigne rimane uno dei simboli della storia dei calciatori inglesi in Italia, rappresentando la perfetta congiunzione tra un talento innato e risultati non sempre ottimali.
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