Quando le nazionali si presentano a un grande torneo, non è così strano trovare selezioni che si basano su una serie di calciatori che giocano già insieme nel loro club. E in questo caso in gergo si parla di blocchi. Le motivazioni per cui un CT sceglie un blocco sono molteplici, dall’abitudine dei giocatori in questione a giocare insieme all’affinità con la tattica che il tecnico vuole impiegare.
Per la Nazionale, per esempio, l’Italia di Luciano Spalletti punterà sul blocco dell’Inter. Del resto i nerazzurri di Simone Inzaghi si sono laureati campioni d’Italia, da strafavoriti per le quote Serie A, con un’ossatura di squadra in buona parte tricolore, dunque è quasi logico che l’allenatore di Certaldo voglia trasferire in azzurro questa alchimia.
E quindi largo al braccetto Alessandro Bastoni, Federico Dimarco, Nicolò Barella, Davide Frattesi e Matteo Darmian, un contingente che in teoria poteva essere ancora più ampio se non ci fosse stato l’infortunio di Francesco Acerbi, massimo esperto in Serie A di difesa a 3, poco prima della compilazione delle liste dei convocati.
Ma i blocchi funzionano? A guardare la storia della nazionale italiana e di altre rappresentative vincenti, la risposta potrebbe essere sì.
I club che hanno fornito più giocatori agli Azzurri
Basterebbe partire dal primo mondiale vinto dagli Azzurri, quello casalingo del 1934.
La squadra titolare a disposizione di Vittorio Pozzo era in gran parte composta da giocatori della Juventus, che era nel bel mezzo del celebre Quinquennio di vittorie consecutive. Con in campo Gianpiero Combi, Luis Monti, Luigi Bertolini, Giovanni Ferrari e Raimundo Orsi, l’Italia si laurea per la prima volta campione del mondo.
Nel 1938 il CT invece presenta una nazionale rinnovata, utilizzando parecchi calciatori dell’Ambrosiana-Inter e alcuni del Bologna, le squadre che avevano vinto i tre campionati precedenti, non disdegnando però anche rappresentanti di altri club. E anche stavolta la formula funziona, per il secondo titolo iridato.
L’Italia che nel 1968 vince il suo primo europeo è a forte trazione milanese, con Ferruccio Valcareggi che su 22 calciatori ne convoca 5 dell’Inter e 5 del Milan, ma alla causa servono un po’ tutti quanti, vista anche la ripetizione della finale con la Jugoslavia, che alla fine è decisa dai gol di un giocatore del Cagliari (Gigi Riva) e di uno appena approdato alla Juventus (Pietro Anastasi).
Con i blocchi Juve, l'Italia è due volte Campione
Decisamente targata di bianconero invece l’Italia che vince i Mondiali del 1982 in Spagna, con sei dei titolarissimi di Enzo Bearzot (Dino Zoff, Antonio Cabrini, Claudio Gentile, Gaetano Scirea, Marco Tardelli e Paolo Rossi) provenienti dalla rosa della Vecchia Signora.
E anche tra gli Azzurri di Marcello Lippi che sollevano la Coppa del Mondo a Berlino nel 2006 ci sono molti juventini, con Gigi Buffon, Gianluca Zambrotta, Fabio Cannavaro e Mauro German Camoranesi tra i titolari e un altro bianconero come Alessandro Del Piero a entrare dalla panchina nella finalissima con la Francia.
A conti fatti, l’unica Italia vincente che non si è basata su un blocco è quella di Euro 2020, con tre juventini tra i titolari (Giorgio Chiellini, Leonardo Bonucci e Federico Chiesa), ma una rosa composta da calciatori provenienti dai club più disparati.
Ma la scelta di puntare su un blocco non è assolutamente una prerogativa italiana. In alcuni casi per i CT è quasi un obbligo, se la maggior parte dei calciatori di livello che hanno giocato in una determinata squadra.
Cosa succede per le altre selezioni
A Euro 2024 è decisamente il caso della Repubblica Ceca, che su 26 convocati porta in Germania ben 10 calciatori dello Slavia Praga, o dell’Ucraina, che accompagna le tante stelle che giocano all’estero con un buon contingente di 6 giocatori dello Shakhtar Donetsk, tra i quali il fortissimo trequartista Georgiy Sudakov, ottima opzione come marcatore anche per le scommesse sportive!
Certo, il calcio moderno e la facilità di movimento tra i paesi (soprattutto in Europa) ha fatto sì che la tendenza alla creazione dei blocchi sia man mano diminuita, come dimostrano le rose anche di nazionali minori che sono piene di giocatori che giocano in giro per il Vecchio Continente. Ma anche all’estero la storia delle selezioni vincenti (e non) passa per i blocchi.
Se si guarda al Brasile campione del mondo del 1962, 11 giocatori su 22 provengono dal Santos di Pelé (6) o dal Botafogo di Garrincha (5). Per non parlare della Germania Ovest del 1974, che convoca sette calciatori del Bayern Monaco tra cui alcuni dei protagonisti più importanti di quel mondiale, come Franz Beckenbauer, Gerd Muller o Paul Breitner.
Due anni prima, agli Europei, oltre ai bavaresi il CT aveva optato per un altro blocco, quello del Borussia Mönchengladbach, con il risultato che su 19 convocati ben 13 giocavano in una delle due squadre.
La Francia che vince gli Europei del 1984 lo fa grazie alla prestazione monstre dello juventino Michel Platini che inizia la tradizione dei transalpini in bianconero, ma anche per merito del blocco del Bordeaux, che comprende Patrick Battiston, Alain Giresse, Jean Tigana e Bernard Lacombe.
Per non parlare della Germania riunita e campione d’Europa nel 1996, che, seppure in un momento in cui i grandi calciatori cominciano a girare per il Vecchio Continente, ha in rosa 12 giocatori su 23 che rappresentano Bayern Monaco o Borussia Dortmund.
A quel punto però la presenza dei blocchi nelle nazionali vincenti comincia ad affievolirsi. Normale, perchè molti dei calciatori migliori si trasferiscono nei campionati più importanti e anche quelli di livello medio-alto trovano comunque dei club all’estero.
La Spagna dei blocchi Real e Barca
Dunque, per trovare qualche altra situazione del genere deve esserci un’accoppiata club-nazionale di una certa rilevanza. È il caso della Spagna, che tra 2008 e 2012 vince due Europei e un Mondiale.
La rosa campione del mondo in Sudafrica e quella campione d’Europa, da favorita per le scommesse calcio, in Polonia e Ucraina sono entrambe composte da due blocchi che definire contrapposti è poco: quello del Real Madrid, con Iker Casillas, Sergio Ramos e Xabi Alonso, e quello del Barcellona, con i vari Xavi, Andrés Iniesta, Gerard Piquè e Pedro.
L’alchimia, per quanto pericolosa, funziona alla grande e le Furie Rosse dominano il calcio per un quinquennio.
E considerando che dal 2013 il Bayern Monaco vince tutti i campionati per un decennio, non sorprende che la rosa della Germania campione del mondo del 2014 sia infarcita di giocatori provenienti da Sabener Straße: Manuel Neuer, Bastian Schweinsteiger, Thomas Müller, Philip Lahm, Toni Kroos e Mario Götze sono tutti di proprietà dei bavaresi.
Insomma, la storia dei grandi tornei insegna che le nazionali fondate sui blocchi magari non vincono sempre, ma che avere un buon numero di calciatori di livello abituati a giocare assieme anche nei club può aiutare eccome…
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