Con Luca Mazzella di Overtime avevamo in programma un’intervista per fare il punto, a metà stagione, del campionato NBA, quando è arrivata la terribile notizia della morte di Kobe Bryant in un tragico incidente di elicottero nel quale hanno perso la vita altre otto persone, tra le quali la figlia dell’ex campione dei Lakers, Gianna Maria.
Non ci siamo potuti esimere, ovviamente, da chiedere a Luca Mazzella, a inizio intervista, un suo personale ricordo di Black Mamba, due volte campione olimpico con la nazionale USA, vincitore di 5 anelli con i Los Angeles Lakers e quarto marcatore all-time del campionato NBA.
“Un agonista di proporzioni bibliche – ricorda Luca -, un ossessivo del Gioco non necessariamente nella maniera più positiva del termine. Ha spinto il suo corpo e probabilmente anche tutte le sue energie nervose verso la vittoria, devastando prima di tutto psicologicamente i suoi avversari, i suoi compagni, i suoi allenatori, tutto il suo contorno.
Ha sempre preteso e dato il massimo, senza pause. Il suo lascito è sotto gli occhi di tutti, c’è un mondo che da ore è in lutto. Ognuno ha il suo Kobe-Moment, positivo o negativo che sia, perché l’amore e l’odio (in senso sportivo) per il 24 sono stati la colonna sonora dei nostri ultimi 20 anni di NBA. Un pensiero va anche alla piccola Gianna. Una perdita enorme, sono vicino al dolore di Vanessa e delle sue tre figlie”.
A metà della regular season, proviamo a tracciare un bilancio. Al momento, che campionato è?
“Esattamente il campionato che dovevamo aspettarci, con le protagoniste annunciate già in estate. Bucks da un lato, Lakers dall’altro, Giannis contro LeBron a lanciarsi la sfida a distanza, con altre squadre come Clippers (causa load management e gestione delle star Kawhi e George), Rockets (chimica tutta da trovare tra Westbrook e Harden) e Sixers (anche lì, ancora da capire come utilizzare Horford nel migliore dei modi) dirette inseguitrici.
Piacevoli rivelazioni gli Heat, sorpresa di questa prima metà stagione assieme ai Jazz che hanno invertito il trend da dicembre a oggi. È una stagione all’insegna dell’equilibrio e con tante ottime squadre, come si presagiva dopo la fine dell’era Warriors (che per me è solo in standby)”.
Quali squadre ti hanno particolarmente sorpreso in positivo?
“Miami, senza dubbio. L’arrivo di Butler unito ai miglioramenti impressionanti di Adebayo ha reso gli Heat, già oggi, una seria minaccia a ridosso delle contender. Manca qualcosa per fare l’ultimo passo ma ci sono ottime basi. Il lavoro di scouting compiuto dalla franchigia ha prodotto negli ultimi anni anche giocatori come Derrick Jones Jr, Tyler Herro, Kendrick Nunn, Duncan Robinson, tutti ottimi role players con un ruolo ben definito.
Una franchigia che funziona benissimo e che sta raccogliendo i frutti di un lavoro serio e programmato. Con ancora un paio di pessimi contratti da scambiare per l’ultimo step.
A Ovest Grizzlies, sulle spalle di Morant e Jaren Jackson Junior. Ne vedremo delle belle nei prossimi anni”.
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Quali, invece, le delusioni?
“Minnesota è una squadra che pare pronta a esplodere da troppi anni e ormai non serve nemmeno più crederci. Temo che con questo core non faranno mai strada e occorre ricostruire partendo dal solo Towns, cercando di scambiare Wiggins. Portland non ha ripetuto l’ottima stagione passata, complice un CJ appannato e troppi infortuni, ma anche lì il reset è dietro l’angolo. Non si può non sfruttare una furia come Lillard per vincere.
A Est i Pistons sono in una situazione simile e la firma di Rose, con tutto l’affetto per un giocatore ritrovato, non poteva invertire il trend. Sono ostaggi di pessimi contratti e il giovane più futuribile sta già sondando il mercato (Drummond). Tempi bui all’orizzonte”.
E a livello di giocatori?
“Che Doncic fosse così pronto a diventare uomo franchigia non si poteva prevedere nemmeno nella più rosea delle aspettative. Bravi i Mavs a costruire un sistema a sua misura, ma col tempo le pretese saranno sempre maggiori e occorre fare un passo in più, sperando che Porzingis trovi una continuità che non si poteva chiedere nel primo anno post-infortunio.
L’altro è Ja Morant: senza numeri eccezionali sono sorpreso dalla sua leadership, dalla sua consapevolezza e da un entusiasmo che ha cambiato l’inerzia di una franchigia intera”.
Le quote delle nostre scommesse sportive vedono, per la conquista dell'anello, favorite le due franchigie di Los Angeles, appaiate @4.00, seguite dai Bucks @4.20; staccati i 76ers @13.00 e i Rockets @16.00. Che ne pensi?
“Quote che rispecchiano la realtà dei fatti. Los-angeline favorite, Bucks lì non fosse altro che hanno meno rivali da abbattere ad Est. Trovo un filino sottovalutati i Jazz, che hanno trovato la chimica ideale e da dicembre sono senza dubbio la miglior squadra NBA”.
Se dovessi puntare un euro, su che finale scommetteresti? E su che squadra vincitrice?
“Bucks-Lakers, con Lakers vincitori”.
Per quanto riguarda gli italiani, cosa possiamo dire delle loro prestazioni finora? Melli all'esordio sta andando bene?
“Più alti che bassi. Gallo naturalmente sugli scudi, sta confermando tutto il buono fatto vedere già lo scorso anno: sapevamo che si trattava solo di trovare continuità fisica, sulle qualità non si discute e questi Thunder sono ideali per lui, con tanti ottimi giocatori guidati egregiamente da Paul e senza pressioni di vittoria.
Sono gli ultimi mesi di contratto e lui per primo sa che a luglio si troverà davanti il bivio tra raccogliere al massimo quanto seminato nelle ultime due stagioni, in termini economici, o fare un passo indietro e competere per l’anello. Danilo farà gola al 90% delle squadre NBA.
Belinelli alti e bassi, più bassi in realtà. Rispecchia l’andamento di San Antonio, in difficoltà e alle porte di una rivoluzione che per troppi anni è stata posticipata.
Di Melli sapevamo già tutto. Non un ragazzino ma un giocatore fatto e finito giunto in NBA nel massimo della sua maturità cestistica. Il roster Pelicans è lungo e unito allo scetticismo attorno ad un rookie poco conosciuto come lui si sapeva che il minutaggio sarebbe stato questo. Detto ciò, si è fatto trovare pronto quando chiamato in causa con spazio importante.
Continuo a pensare sia il miglior lungo da affiancare a Zion, indubbiamente complementare al suo gioco e capace di aprire il campo per fargli sprigionare la sua potenza nel pitturato. Speriamo le cose vadano sempre meglio, ma è esattamente cosa si aspettava anche lui”.
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*La foto di apertura dell'articolo è di Rick Bowmer (AP Photo); la seconda di Ringo H.W. Chiu (AP Photo).