Nominare Ciro Immobile ha significato a lungo parlare…di gol. L’attaccante della Lazio ha portato a casa una meritatissima Scarpa d’Oro, la terza vinta da un italiano dopo i trionfi consecutivi di Luca Toni e Francesco Totti tra 2006 e 2007.
Gli altri attaccanti segnano di più
Il ritorno di Benzema con la Francia
I numeri di Ciro Immobile
Per lui solo una stagione (quella 2018/19) sotto quota venti gol, mentre in quella precedente ne erano arrivati addirittura 41. Insomma, non sembra esserci davvero modo di fermare Immobile in campionato... a meno di non mettergli addosso la maglia azzurra.
Quella che colpisce il centravanti biancoceleste in nazionale sembra una vera e propria maledizione. Per lui con l’Italia 41 presenze e appena 10 reti.
Mancini, ad esempio, spesso lo ha alternato con Belotti, un altro il cui score con la nazionale non è esattamente positivo (28 presenze, 9 gol).
Indubbio che, nonostante le difficoltà incontrate con la rappresentativa azzurra, Immobile meriti fiducia, perché il gol ce l’ha nel sangue. E forse, visti gli ultimi anni, il problema non è poi così relativo al laziale (o a Belotti), quanto endemico alla nazionale italiana che ha vinto, come a Wembley, anche in serata di luna storta dei nostri centravanti!
Gli altri Nove Azzurri
Andando a spulciare le rose delle ultime grandi competizioni, risulta evidente che l’Italia non ha un “9” di livello mondiale ormai da parecchio. A Euro 2016, Conte si è affidato a un attacco atipico composto da Pellè ed Eder, non proprio due “spacca porte”.
Il centravanti titolare di Prandelli, sia ad Euro 2012 che al Mondiale 2014, era Balotelli, l'ultimo attaccante a realizzare una doppietta pesante in Nazionale, ma il talento di SuperMario è sempre stato troppo intermittente per poterlo considerare un attaccante tra i più forti del mondo.
E lo confermano anche i numeri, che parlano di 14 gol in 36 presenze in azzurro, cifre… da Immobile. Va ancora peggio in Sudafrica nel 2010, quando Lippi porta in attacco un paio dei reduci della vittoria nel 2006 (Iaquinta e Gilardino), affiancati da Pazzini.
Insomma, l’ultimo vero bomber in azzurro sembra essere Luca Toni, che gioca Euro 2008 (senza mai segnare) ed è protagonista in Germania nel 2006 ma va a segno solo due volte, sempre nei quarti di finale contro l'Ucraina. E anche le sue statistiche non sono di quelle memorabili: 47 partite, 16 gol.
Un po’ meglio forse Pippo Inzaghi, anche lui iridato nel 2006, che ha chiuso la sua carriera in nazionale con 57 presenze e 25 marcature, che lo rendono il sesto miglior marcatore di sempre nella storia azzurra. E forse il problema… è tutto qui, considerando che il capocannoniere della nazionale, Gigi Riva, è a quota 35 e per le idee tattiche dell’epoca non era neanche un vero numero 9.
Così come non lo erano naturalmente Baggio e Del Piero, a quota 27 entrambi. E se si cercano centravanti veri si deve tornare agli anni tra le due guerre per trovare Meazza (33) e Piola (30). Anche bomber conclamati come Vieri (23) e il Pallone d’Oro 1982 Paolo Rossi (20) sono parecchio indietro in classifica.
Gli altri attaccanti segnano di più
Fatti un paio di calcoli, è evidente che con l’Italia… non si segna, soprattutto facendo un rapido paragone con le altre nazionali di un certo livello. Cristiano Ronaldo magari non fa testo (112 gol con il Portogallo), così come i 77 gol di Pelè con il Brasile.
Ma già i 71 di Klose con la Germania dovrebbero rendere l’idea, così come i 70 di Messi con l’Argentina. La Spagna è a 59 con David Villa, come l’Uruguay con Luis Suarez, l’Inghilterra supera comunque quota 50 con Rooney (53) e lo fa anche la Francia con i 51 di Henry.
Delle big restano solo l’Olanda, con le 50 marcature di Van Persie, che comunque sono 15 in più del miglior marcatore azzurro e Lukaku, nel pieno della sua carriera, è già a 52 gol con il Belgio... Paradossalmente, va ancora peggio se si valutano nazionali “minori”.
Ibrahimovic alla data di prima pubblicazione di questo articolo ha segnato 62 gol con la Svezia ed è insidiato da Lewandowski, a quota 61 con la Polonia e prossimo avversario per la Nations ad ottobre in una gara che si annuncia equilibrata per le quote di 888sports. Subito dietro il meraviglioso attaccante del Bayern, spunta Dzeko, che ha all’attivo 59 marcature con la Bosnia.
Dove sta la differenza? Di certo nel fatto che, almeno nel caso delle selezioni più “piccole” spesso e volentieri la squadra gioca solo ed esclusivamente in funzione del suo bomber, che è l’unico terminale offensivo e di conseguenza, se non fosse altro per una semplice questione numerica, segna più degli altri.
C’è anche una questione di qualità media della squadra. Se la stella non è (o non è solamente) il centravanti, probabile che siano anche gli altri a prendersi l’onore e l’onere di segnare e i numeri di Baggio e Del Piero, da questo punto di vista, validano la tesi.
Il ritorno di Benzema con la Francia
Straordinaria l'incidenza realizzativa di Benzema alla sua seconda "vita" calcistica con la Francia!
Il capitano del Real non solo è implacabile sotto porta, ma non ha problemi a fare qualche corsa all'indietro per coprire Mbappè...
Immobile, per rimanere all’attualità, non appartiene alla stessa categoria del centravanti della nazionale francese. In Nazionale, non è come nella Lazio il fulcro della manovra e sfogo preferito degli assist di Luis Alberto; ad esempio nel match con l’Olanda lo si è visto, spesso, svariare sulla sinistra, tanto da offrire, per la rete decisiva in un Under difficile da prevedere per i pronostici e consigli sulle scommesse, un cioccolatino a Barella, che si inserisce e segna, ma centravanti proprio non è.
Se l’Italia di Mancini, come fanno la Polonia o la Bosnia, giocasse “per” Immobile, di certo l’attaccante laziale ne beneficerebbe assai. E pur non raggiungendo le cifre mostrate in campionato, con tutta probabilità Ciro avrebbe una media gol ben superiore a quella attuale, che parla di una marcatura ogni quattro partite circa.
Ma l’Italia non è pronta (e a ben vedere non lo è stata mai) a sacrificare la bontà tecnica e tattica di una squadra intera per far sì che il suo 9, che sia il bianconceleste, Belotti o chi per loro, possa aumentare le sue statistiche. Il modo di intendere il calcio degli azzurri è da sempre diverso. E pazienza se i centravanti alla fine a livello internazionale sembrano soffrire.
Gnonto e Retegui
Un qualcosa che ha notato anche lo stesso Roberto Mancini, che non per nulla si è messo al lavoro per individuare quello che potrebbe essere il nove del futuro della nazionale italiana.
E visto che alcuni di quelli che sono nel giro della nazionale non giocano con continuità, il CT con le sue convocazioni ha preferito dare fiducia a chi invece sta vedendo il campo con frequenza.
È il caso di Willy Gnonto, che tra Zurigo e Leeds United ha già oltre 2000 minuti giocati in stagione.
Il problema per il Mancio è stato che Gnonto, che con l’Italia ha giocato da centravanti contro l’Ungheria e ha già battuto il record del gol più giovane in Nazionale, a Leeds gioca da attaccante esterno.
Ecco perchè il tecnico ha guardato anche…oltreoceano, con la convocazione di Mateo Retegui.
Il centravanti del Genoa, ha il passaporto italiano grazie alle origini siciliane e visto che in Superliga Argentina stava segnando a ripetizione, Mancini lo ha chiamato, ricevendo un sì convinto dall’attaccante; 2 reti in 2 partite per l'oriundo ...2.0!
Non bisogna poi dimenticare nel novero dei giovani attaccanti il classe 2006 Simone Pafundi, di cui il CT parla sempre benissimo. Ma considerando che il talento di Monfalcone gioca poco anche nell’Udinese, è difficile pronosticare che la 9 vada a lui a breve…
Retegui ha subito segnato 2 gol anche con Luciano Spalletti.
Intanto, la Scarpa d’Oro a Immobile non la toglierà comunque a nessuno, così come la considerazione degli addetti ai lavori. E poi, guardando alla bacheca, con quattro Mondiali e due Europei, quello di Wembley davvero meraviglioso, si potrebbe pensare che il metodo, in fondo, funzioni eccome...
*Le immagini dell'articolo sono distribuite da AP Photo. Prima pubblicazione 10 settembre 2020.