Una favola senza lieto fine. Sono passati trent’anni, e non è semplice raccontare a chi ancora non c’era, quell’aria di allegria e di spensieratezza che il Paese ebbe modo di respirare a pieni polmoni nell’estate del 1990. Le Notti Magiche cantate da Gianna Nannini ed Edoardo Bennato non sono state unicamente l’inno dei Mondiali: si potevano vivere, apprezzare, si potevano toccare con mano con quella leggerezza tipica di quei tempi.
Il Muro di Berlino era venuto giù da pochi mesi, le ansie della Guerra Fredda erano distanti, i timori degli anni di piombo ormai fugati; l’Italia era un Paese che viaggiava in maniera spedita grazie all’industria del petrolchimico, delle automobili, dell’agroalimentare che aveva modo di alimentare la quarta economia mondiale: si poteva guardare al futuro con certificate speranze, sognare non era soltanto lecito, era persino doveroso.
L’organizzazione della Coppa del Mondo sarebbe stata l’occasione per cambiare radicalmente il Paese: opportunità vanificata. Tangentopoli già scorreva in maniera fluida tra economia e politica, il fiume sotterraneo - una volta emerso - sarebbe drammaticamente esondato travolgendo uomini, partiti e aziende.
La macchina politica e amministrativa non si mostrò virtuosa nella gestione economica, gli enormi investimenti statali produssero ecomostri e tangenti, ma tutto ciò affiorò soltanto più avanti, e soltanto in Italia. La percezione del mondo fu diversa, una manifestazione compresa come una festa a cielo aperto, in nome della fratellanza e dei valori sportivi.
L’8 giugno 1990 iniziò il Mondiale che si concluse con incoronazione della Germania riunificata: non fu l’epilogo che l’Italia si aspettava. Il Paese scelse il vestito della festa per presentarsi al Mondo: stadi rinnovati e grande salto tecnologico per le riprese televisive.
Tra le ventiquattro squadre qualificate, partecipano per la prima volta Costa Rica, Eire e Emirati Arabi, c’è l’Unione Sovietica che ha tolto dalle maglie la scritta CCCP, ci sono Jugoslavia e Cecoslovacchia selezioni che di lì a poco verranno disunite, generando diverse altre formazioni nazionali. Nel tabellone ci sono sei gironi; si qualificano le prime due di ogni raggruppamento, più le 4 migliori terze.
Le favorite
L’Italia è tra le favorite alla vittoria finale; essendo il Paese organizzatore, negli ultimi 2 anni ha disputato soltanto amichevoli, ma la qualità della squadra è di valore assoluto: Zenga, Bergomi, Baresi, Ferri, Maldini, Berti, Ancelotti, Giannini, Donadoni, Baggio, Vialli. Sulla carta, è una formazione invincibile. E infatti, non perde mai.
Poi ci sono la Germania di Lothar Matthäus, l’Olanda di Ruud Gullit, l’Inghilterra di Paul Gascoigne. E il solito Brasile, che non vince da quattro edizioni, ma che alla vigilia si presenta sempre con i favori del pronostico per le scommesse calcio .
L’Argentina si presenta con rinnovate ambizioni dopo aver vinto il titolo mondiale quattro anni prima in Messico. Ma l’albiceleste cade all’esordio contro un sorprendente Camerun; decide la partita un gol di testa di Omam-Biyik, ed è un gesto atletico di una bellezza barbara, uno stacco di testa illogico per l’altezza che il giocatore riesce a raggiungere. Il Camerun chiude in nove, ma resiste e porta a casa una vittoria insperata.
L’Italia fa il suo esordio il 9 giugno, in uno stadio Olimpico avvolto da ottantamila tricolori al vento. La sfida con l’Austria non si sblocca, alla fine la risolve Totò Schillaci, l’ultimo arrivato: diventerà l’uomo simbolo dei Mondiali, ma ancora non può saperlo.
Nei gironi di qualificazione l’unica sorpresa è il Costa Rica che approda agli ottavi estromettendo Svezia e Scozia. Altre selezioni a rischio - compresa l’Argentina - si salvano conquistando il passaggio del turno come migliori terze. Il gol di Giannini contro gli Stati Uniti esalta i tifosi azzurri, quello di Roberto Baggio contro la Cecoslovacchia è un capolavoro michelangiolesco di rara bellezza.
La fase ad eliminazione diretta
Negli ottavi di finale l’Italia batte senza patemi l’Uruguay, la Jugoslavia elimina la Spagna, l’Irlanda supera ai rigori la Romania, la Cecoslovacchia travolge il Costa Rica, la Germania supera l’Olanda, il Camerun ha la meglio sulla Colombia, l’Inghilterra si impone sul Belgio all’ultimo minuto dei tempi supplementari. Ma la vera sorpresa per le scommesse, è il successo dell’Argentina sul Brasile.
Decide la partita un gol di Caniggia, e una borraccia inquinata dagli argentini, e passata volutamente a un avversario. Branco ko.
Le sfide dei quarti di finale sono equilibrate, almeno nel risultato; l’Italia domina contro l’Eire, ma segna un solo gol con il solito Schillaci, l’Argentina va a un passo dall’eliminazione contro la Jugoslavia, la salva il portiere Sergio Javier Goycochea che ha preso il posto da titolare dopo l’infortunio di Pumpido contro l’URSS: ai rigori Goycochea fa la differenza, e non sarà un caso isolato.
Il Camerun si ferma a un passo dall’impresa; in vantaggio contro l’Inghilterra, viene raggiunto a ridosso del novantesimo e superato ai supplementari grazie a due calci di rigore realizzati da Lineker.
Si risolve dal dischetto anche la sfida tra Germania e Cecoslovacchia: decide Matthäus. In semifinale i tedeschi trovano l’Inghilterra: è la rivincita della finale dei Mondiali del 1966, la partita è equilibrata e bellissima, sblocca Brehme, pareggia Lineker. Ai rigori i tedeschi non sbagliano mai.
La semifinale dell’Italia si gioca a Napoli, contro l’Argentina di Maradona; il campione sudamericano incendia la conferenza stampa della vigilia: “Solo adesso si chiede ai napoletani di essere italiani, e si dimentica che per un anno Napoli è stata definita la città dei terremotati, dei terroni, è sempre stata emarginata, ha ricevuto solo schiaffi. C’è tanto razzismo nei confronti dei napoletani, io ho sempre saputo che Napoli è italiana”.
Le premesse sono buone, l’Italia sblocca il risultato con Schillaci, e pensa di tenere in mano la partita. Ma a metà della ripresa pareggia Caniggia; da quel momento in poi gli azzurri vanno in confusione. Supplementari, poi rigori. Donadoni e Serena sbagliano, il sogno è finito, l’Argentina è in finale.
Le Notti magiche finiscono qui, la finalina per il terzo posto contro l’Inghilterra a Bari è l’occasione per dare il giusto tributo agli Azzurri: Schillaci segna ancora, e vince il titolo dei cannonieri.
Il giorno successivo è quello della finale. L’Olimpico fischia l’inno argentino, ed è la pagina più mortificante di Italia ’90: Maradona insulta tutti, inizia ringhiando e finisce piangendo. E’ una delle partite più brutte della storia del Mondiale, decisa da un rigore dubbio realizzato da Brehme.
Queste furono le notti magiche sotto il cielo di un’estate italiana; mancò il trionfo sportivo, e ai tifosi disillusi rimase soltanto il rammarico. Ma per tutti gli altri, fu una manifestazione gioiosa; fu il Mondiale la festa stessa, e durò un mese intero: fu un’avventura senza frontiere. E con il cuore in gola. Inseguendo un gol, che non arrivò mai.
*L'immagine di apertura dell'articolo è di Foggia; quella del gol di Caniggia di Luca Bruno; l'ultima di Carlo Fumagalli. Tutte distribuite da AP Photo.