Lo chiamano da sempre “il Professore” e già a guardarlo si capisce subito perchè. Arsène Charles Ernest Wenger da Strasburgo, nonostante gli anni che passano, ha sempre l’eleganza e l’autorevolezza del docente.
E poi, a ben vedere, l’alsaziano che ora immagina il calcio del futuro è stato uno dei maggiori insegnanti del pallone degli ultimi trent’anni. Attualmente Wenger, che ha lasciato la panchina nel 2018, è responsabile dello sviluppo mondiale del calcio dalla FIFA e in questa veste è uno dei maggiori sponsor dell’idea di disputare la Coppa del Mondo ogni due anni.
Ma il francese ha cominciato ben presto a masticare calcio, sin da quando giovanissimo ha dato i primi calci al pallone nella sua Duttlenheim.
Wenger tra patentino e laurea
Wenger, classe 1949, è figlio di Alphonse, proprietario di un bistrot in un villaggio a poche decine di chilometri dal confine con la Germania. Durante la sua infanzia, trascorsa a Duttlenheim e, come ha spiegato lui stesso, particolarmente segnata da un’educazione cattolica che si porta ancora dietro, Wenger comincia ad appassionarsi al calcio, diventando però tifoso di una squadra tedesca, il Borussia Mönchengladbach.
La sua carriera da giocatore non è di quelle particolarmente importanti, anche perchè si riduce quasi tutta all'inteno della sua zona. Dopo le giovanili nel Duttlenheim arrivano i trasferimenti al Mutzig, al Mulhouse e al Pierrots Vauban.
A quasi trent’anni quel difensore centrale che sa fare bene il libero e che grazie ai suoi 191 cm segna spesso di testa viene notato dallo Strasburgo, che gli regala le sue uniche presenze nella massima serie, una medaglia di campione di Francia nella stagione 1978/79 e la possibilità di prendere il patentino da allenatore. E Wenger, che nel frattempo è ancora di più…il Professore, visto che si è anche laureato in economia nel 1974, capisce che il suo futuro è la panchina.
La fama alla guida del Monaco
La prima esperienza, quella da assistente al Cannes, fa già capire quale sarà lo stile dell’alsaziano, che riempie i calciatori del club della Costa Azzurra di video da studiare e da analizzare. I risultati sono buoni e spingono il Nancy ad affidare a Wenger la panchina del club, all’epoca in situazione abbastanza pericolante.
I risultati nelle tre stagioni in carica non sono eccezionali, con la squadra che nella prima annata si salva tranquillamente, nella seconda vince lo spareggio per non retrocedere (ironia della sorte, contro il Mulhouse) ma nel 1987 finisce in Division 2.
Già un anno prima, però, si era fatto avanti il Monaco, che con il Nancy retrocesso ha il via libera per mettere Wenger sulla sua panchina. I risultati nel Principato sono eccezionali. Nella prima stagione arriva subito il titolo di Campione di Francia, grazie alla presenza di stelle come Glenn Hoddle e Patrick Battiston.
Negli anni successivi il Monaco, che negli anni ha dato anche giocatori francesi Juve, si piazza costantemente nelle prime tre della Ligue 1 e fa ottime prestazioni anche in Champions League, arrivando fino alla semifinale nella stagione 1993/94, persa con il Milan che avrebbe poi vinto la Coppa.
Al Louis II Wenger porta calciatori di altissimo livello come George Weah, Diaz e Jürgen Klinsmann e gli arriva addirittura un’offerta dall’altra…Monaco, quella di Baviera. Il club però non lo lascia libero, salvo poi esonerarlo nel settembre 1994 dopo un inizio di stagione stentato.
I 22 anni all'Arsenal
Wenger, colpito anche dagli scandali del calcio francese, decide di allontanarsi e accetta una panchina dall’altra parte del mondo, in Giappone. Il Nagoya Grampus Eight grazie al suo lavoro fa un balzo enorme, arrivando a rischiare di vincere il campionato e permettendo a Dragan Stojković di esprimere tutto il suo enorme talento.
L’Europa però chiama e nell’agosto 1996 comincia un’avventura durata 22 anni alla guida dell’Arsenal. La squadra non lo accoglie con troppo entusiasmo, come rivelerà in seguito l’allora capitano Tony Adams, ma “quel francese” abbastanza sconosciuto in Inghilterra sa il fatto suo, pur cambiando un po’ troppo le regole per quanto concerne il comportamento extra-campo dei calciatori (niente uscite al pub, pasti ben regolati e niente cibo spazzatura).
I risultati però si vedono, perchè nella sua prima stagione in carica Wenger porta l’Arsenal al terzo posto. Ed è solo l’inizio. Nella stagione 1997/98 arriva un clamoroso double per i pronostici Premier League,titolo e la prima delle sue sette FA Cup, di cui è primatista di sempre di vittorie.
Grazie all’occhio lungo di Wenger arrivano ad Highbury calciatori come Patrick Vieira, Freddy Ljungberg, Marc Overmars e soprattutto Thierry Henry, che l’alsaziano trasforma da promettente attaccante a campione a tutto tondo.
Per otto stagioni l’Arsenal non scende mai sotto il secondo posto in Premier League e replica il successo in campionato nella stagione 2001/02 e soprattutto in quella 2003/04, nonostante a Manchester sia già sbarcato da Lisbona un certo CR7...
Quell’anno i Gunners di Wenger compiono una vera e propria impresa anche per le quote Premier League, terminando il campionato da imbattuti, come solo il Preston North End aveva fatto nella storia della prima divisione inglese.
Nasce il mito degli Invincibili, che si tolgono anche la soddisfazione di strappare al leggendario Nottingham Forest di Brian Clough il record di partite senza sconfitte, arrivando a una striscia di 49 match.
Il periodo d’oro di Wenger all’Arsenal, tre campionati, quattro FA Cup e altrettanti Community Shield, termina nel 2006, quando i londinesi arrivano alla loro prima e finora unica finale di Champions League, persa contro il Barcellona.
La costruzione dell'Emirates
Poi, in concomitanza con l’inaugurazione dell’Emirates Stadium, che è un costo molto pesante per le casse del club, cominciano anni complicati, in cui a Wenger è chiesto anche di tenere un occhio al bilancio. Questo non impedisce all’alsaziano di portare a Londra calciatori molto importanti, ma al contempo crea un problema alla competitività generale della squadra, che resta per otto stagioni (dalla 2005/06 alla 2012/13) senza vincere neanche un trofeo.
Il grande ritorno però non si fa attendere ulteriormente. E nonostante non riesca più a vincere la Premier League, anche a causa dell’emergere di nuove forze molto più economicamente importanti come il Chelsea di Abramovich o il Manchester City, Wenger riesce comunque a portare a casa altre tre FA Cup e altrettanti Charity Shield.
Le ultime due stagioni, però, con l’uscita definitiva dalla top 4 della Premier, sono complicate. Si moltiplicano le richieste a Wenger di farsi da parte e alla fine nel 2018, dopo 828 panchina in Premier League (record assoluto) arriva l’addio, la fine di 22 anni che a Londra Nord, ma non solo, hanno segnato un’epoca.
Arsene Wenger oggi
Ma Wenger non ha ancora terminato il suo lavoro. Ora immagina il calcio che verrà, tra proposte controverse come il mondiale biennale, ma anche futuristiche come il fuorigioco automatico.
Il Professore continua a lavorare con la sua solita metodicità e con la convinzione di fare il bene dello sport più amato al mondo. E visti i suoi risultati in carriera, si merita fiducia anche quando sembra che le sue teorie siano troppo astruse!
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